È nel clima delle polemiche sviluppatesi nella seconda metà del XIII secolo circa la diffusione (incontrollata?) degli ordini mendicanti che il domenicano Umberto da Romans, concluse le fatiche del generalato nel 1263, durante il quale molto fece per la riforma dell’Ordine, inserì nel suo trattato De eruditione praedicatorum un breve capitolo assai significativo, intitolato:
Ai nuovi religiosi di qualunque genere
Riguardo a questi, va detto anzitutto che non è per niente facile inaugurare una nuova religione, né senza una causa molto ragionevole. Una nuova religione, infatti, è come una nuova via verso il cielo, secondo ciò che è detto della religione cristiana nella Lettera agli Ebrei (10): «Vi ho annunciato una nuova via». È come una nuova nave costruita per sfuggire ai pericoli dei mari del mondo. È come un nuovo accampamento o una nuova fortezza in cui rifugiarsi se il nemico ci insegue. Sicché quando le antiche strade vengono distrutte, o le vecchie navi demolite, o gli accampamenti che un tempo erano un luogo di rifugio vengono abbandonati, è ragionevole che si creino nuove religioni per perseguire quei benefici. Ma se le antiche vie sono ancora buone, e le vecchie navi ancora sane e intatte, e gli accampamenti ancora forti e in buone condizioni, a cosa servono religioni nuove?
Si badi che tali religioni non possono essere iniziate qua e là e proposte da chicchessia, a meno che non siano davvero autentiche, o per dono di Dio, o per capacità acquisite, come fu in passato con Basilio, Agostino e Benedetto, grandi iniziatori di religioni. Se infatti in una grande città non si trovano buoni maestri per i diversi mestieri e le diverse necessità, come potrà qualcuno essere un saggio e idoneo maestro per una nuova opera? Non tutti, inoltre, devono essere ammessi alla fondazione di simili edifici: così come non può chiunque porre le pietre a fondamento delle case, ma deve essere scelto, come avvenne per la Chiesa fondata dagli Apostoli e dai loro discepoli, i quali, sebbene in principio fossero pochi, furono resi grandi da Cristo con molti doni di grazia. Ancora, tali religioni non possono sorgere all’improvviso, per iniziativa personale, ma sotto l’autorità del Vicario di Gesù Cristo, che all’inizio le tiene per così dire sotto attenta osservazione. Quale padre, infatti, senza il suo espresso comando, accetta una famiglia di servi? Pertanto, affinché tali religioni possano nascere e crescere in modo lodevole, devono concorrere una piena capacità nell’iniziatore, un’adeguata idoneità nei primi seguaci e l’autorità del sommo presule prima della nascita.
In terzo luogo è da notare che nello svolgimento dell’opera deve essere posta sapienza, secondo l’esempio di colui che nei Salmi dice: «Hai fatto tutto con sapienza». E perciò in quest’arte bisogna consultare i saggi maestri, come fanno coloro che vogliono costruire saggiamente. […] Anche in questo caso dobbiamo ricorrere ai modelli precedenti, poiché anche il Signore comanda a Mosè di fare tutto secondo l’esempio che gli è stato mostrato sulla montagna. Quale sapienza infatti può introdurre tante novità mai viste prima negli usi, nei doveri e negli altri statuti? Non sono forse gli stessi maestri a creare dei modelli? Allo stesso modo dobbiamo stare bene attenti a non emanare statuti o regolamenti che non possano essere osservati a causa della fragilità umana, altrimenti coloro che vivranno in quella religione non saranno al sicuro. Non è saggio costruire per il Signore una casa nella quale egli non possa abitare senza pericolo.
Molte altre sono le cose che derivano da questa sapienza. E ci deve essere costanza, poiché numerosi avversari sono soliti insorgere contro queste nuove religioni, come contro le nuove fortificazioni… Allo stesso modo, i primi fratelli di queste religioni cadono spesso nell’apostasia, e vanno incontro a fatiche e difficoltà di vario tipo. Perciò è necessario che siano costanti nella costruzione di questo genere di edifici, affinché, a causa degli avversari, o per un crollo, o per la continua stanchezza, l’opera iniziata non venga interrotta, ma conclusa con tenacia.
♦ Umberto da Romans, De eruditione religiosorum praedicatorum, II, 42, che ho letto in (e in qualche modo tradotto da) M. de la Bigne, Maxima bibliotheca veterum patrum, vol. 25, Lyon 1677, su «indicazione» del saggio di C. Caby, Fondation et naissance des ordres religieux. Remarques pour une étude comparée des ordres religieux au Moyen Âge (2007).