«Se volete che sia realizzata un’opera forte e bella che esprima l’ammirazione, vostra e dell’Ordine [domenicano], per l’arte contemporanea, e comunichi la fiducia che ne avete, rivolgetevi a Le Corbusier: non sarete delusi» Marie-Alain Couturier (1897-1954; «frate domenicano a Parigi, pittore e amico dei grandi pittori dell’epoca»)1.
«Sono venuto sul posto, col mio taccuino, come sempre. Ho disegnato la strada, gli orizzonti, ho segnato l’orientamento del sole, ho fiutato la topografia. E ho deciso la posizione, che non era ancora definita», Le Corbusier.
«Per noi [domenicani] la povertà degli edifici deve essere rigorosa, senza alcunché di lussuoso e nemmeno di superfluo, è necessario soltanto che i bisogni vitali siano rispettati: il silenzio, una temperatura adatta al lavoro intellettuale continuato, gli spostamenti interni ridotti al minimo…», Marie-Alain Couturier.
«Ho cercato di creare un luogo di meditazione, di ricerca e di preghiera per i frati predicatori. Le risonanze umane di questo “problema” hanno guidato il mio lavoro… Ho immaginato le forme, i punti di contatto e di circolazione necessari affinché la preghiera, la liturgia, la meditazione, lo studio potessero trovare agio in questo edificio», Le Corbusier.
«Vivere a La Tourette non è soltanto un’esperienza estetica, è l’esperienza più profonda di abitare un edificio che non vi lascia mai tranquilli nelle vostre certezze, una casa esigente che vi mette sempre davanti a voi stessi e smaschera i vostri tentativi di fuga. L’architetto ha concepito il suo lavoro come la realizzazione delle condizioni pratiche per tale esperienza interiore», Jean-Marie Gueullette, op, ex priore di La Tourette2.
«Questo convento di cemento grezzo è un’opera d’amore. Qui non si parla. Qui si vive l’interiorità, perché è nell’interiorità che transita l’essenziale», Le Corbusier
«Voi vi rivolgete direttamente a Dio, io no. D’altra parte, mi chiedete di costruire un convento, cioè un alloggio per un centinaio di religiosi, cercando di offrire loro ciò di cui gli esseri umani hanno più bisogno: il silenzio e la pace. In tale silenzio loro studieranno, e io farò una biblioteca e delle aule; in tale silenzio loro pregheranno, e io farò una chiesa, e questa chiesa per me avrà un significato preciso…», Le Corbusier.
«Un luogo di preghiera e di pace, dove l’utile è bello e il superfluo escluso.»3
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- Le citazioni, salvo diversa indicazione, sono tratte da Le Couvent de la Tourette – Le Corbusier, testi di Amans Aussibal, op, e Xavier Pollart, op, Les Frères dominicain de la Tourette 2020.
- Da «Les Amis des Monastères», n. 155, luglio 2008.
- Purtroppo delle celle abbiamo potuto vedere solo una maquette. Foto Potts.