Ho letto con ritardo le «confessioni» di Alessandro Barban, priore generale della Congregazione camaldolese dal 2011, raccolte, elaborate e pubblicate dal giornalista Gianni Di Santo1: se l’avessi fatto per tempo forse avrei capito meglio, tra le altre cose, l’origine di certe osservazione polemiche rivolte a Camaldoli che mi è capitato di leggere più di recente2.
Il tratto che colpisce sin dalle prime pagine può essere riassunto in una coppia di concetti: apertura e inclusione. Apertura mentale e di cuore verso ciò che accade, ciò che si dice, ciò che si scopre nel mondo, ma anche apertura direi quasi fisica del monastero, luogo di silenzio e preghiera, ma non impermeabile alle persone e alle cose; inclusione di persone, appunto, di concetti, di prospettive, di pratiche e soprattutto di domande. Niente di particolarmente inatteso, se non fosse che queste due aspirazioni si traducono in una serie di affermazioni che, pur scontando un tono un po’ volontaristico, sono, queste sì, abbastanza inattese. «Solo un autentico cristianesimo e un neoilluminismo laico potranno delineare e inverare l’avvenire dell’Europa di domani»; «Le religioni avranno una sola chance: quella di essere voci critiche e di elaborazione per un discorso profondo di spiritualità per il bene dell’umanità» (dove già l’uso del plurale religioni è da sottolineare); bisogna «mettere al centro della società e della storia… quelli che sono emarginati per il colore della pelle, per la loro religione, perché sono analfabeti, perché sono donne, o omosessuali. I lontani per definizione. Gli “altri” da noi»; e ancora: «Ci sarà una competizione, speriamo pacifica, tra le fedi rispetto ai problemi che sorgeranno, e alla capacità delle loro risposte di essere sapienti e profetiche». In questa sfida, che il priore ritiene apertamente accolta, se non addirittura lanciata, dal pontificato di papa Francesco, il cristianesimo potrà offrire soprattutto i valori evangelici fondamentali – libertà, giustizia, pace e fraternità –, e la Chiesa che li incarna, o che dovrebbe incarnarli, potrà ricevere un valido aiuto dal monachesimo.
La chiave del contributo che il monachesimo può dare, se ho capito bene, è quella di mostrare una concreta esperienza di fede (i monaci come «persone che abbiano fatto veramente esperienza di Dio»), di riportare l’attenzione sull’essenza del cristianesimo come condotta di vita, più che come dottrina, un’esperienza legata a un corpo e a un momento (storico) – «È possibile», si chiede Barban, «riformulare e ripresentare, qui e ora, la sostanza e l’essenza del cristianesimo?»
«Prima di domandarsi in quale Dio credo», osserva ancora il priore, «potremmo porre la questione: in quale uomo-donna credo?, e che uomo-donna sono?» In questa prospettiva per così dire antropologica diventa cruciale il richiamo costante alla figura di Gesù uomo, individuo singolare capace di rispondere alle domande plurali degli individui di oggi. E Camaldoli è uno dei luoghi emblematici di questa «pluralità», perché attira persone mosse da bisogni molto diversi e, forse paradossalmente, si apre alle domande più diverse, rispondendovi non con una «presenza integralista», ma con empatia e comunicatività. Così, all’apertura e all’inclusione si aggiunge inevitabilmente il dialogo: «Le posizioni di forza o integraliste [di nuovo] non sono più convincenti, anzi sono insostenibili in una società plurale. Si devono cercare le risposte più vere alla luce della fede e della Sacra Scrittura: è un cammino che si sta facendo. E in questi ambiti nuovi dobbiamo saper dialogare con i non credenti e con le altre religioni. Dialogare con serenità: altrimenti rischiamo di diventare fanatici che è il rischio più pericoloso».
Not quite your everyday priore, direbbero gli inglesi.
(1-segue)
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- Alessandro Barban e Gianni Di Santo, Il vento soffia dove vuole. Confessioni di un monaco, Rubbettino 2014. Un libro «scritto e pensato insieme, ma il “singolare” è tutto del priore.»
- Ad esempio in Beniamino Lucis, Ci salverà il monachesimo. Nel ritorno alle origini il rinnovamento della Chiesa, Fede & Cultura 2015.