«E poi l’ambiente benedettino è sempre simpatico» (Montini, pt. 1)

Se c’è un personaggio di cui mi dispiace molto non poter provare a parlare qui, poiché non direttamente legato all’argomento di queste note, e perché con ogni probabilità troppo al di là della loro conveniente estensione, questi è Giovanni Battista Montini: se solo fosse stato «l’abate Montini» e non papa Paolo VI – mi dico –, a questo punto avrei già esagerato con le citazioni. La sua presenza nelle mie letture, d’altra parte, è sempre più frequente, e in questi giorni si sono accavallati così tanti testi, appartenenti a epoche diverse della sua vita, che non riesco a evitare almeno qualche appunto.

A cominciare dai due corposi volumi delle Lettere ai familiari 1919-19431: sono a metà e, oltre l’interesse per le notizie biografiche, mi pare di sentire ormai risuonare il tono della sua voce epistolare, che immagino non molto dissimile da quello della sua voce naturale2. Serio ma mai grave; intimo e affettuoso, e sempre sincero nel variare senza formalismi bensì con stile le innumerevoli forme di saluto, di augurio, di partecipazione; discreto e composto («Avrei, senza fretta, bisogno di un paio di mut. di lana», 1924), ma preciso nella confessione («Talvolta solo fra la gente mi sorprende una sconfinata noia di tutto, e se un pensiero riflesso di pace cristiana non sopravvenisse a ridarmi un qualche intimo gusto di sorridere e pazientare, la tempesta di questi venti mi porterebbe chissà in quale mare di pessimismo», 1924); pronto all’ironia («Questi altri giorni abbiamo un gran da fare per fare non so bene cosa, ma tutte cose – potete dubitarne? – molto importanti», 1924) ed esatto nell’introspezione («Ho fatto la Comunione rimpiangendo che non fosse la prima, e che l’età e le occupazioni tolgano ormai quella vergine impressionabilità da cui dipende oltre che la più bella poesia dei ricordi, la profonda e oscura ragione di tante nostre azioni», 1919); saldissimo ma non cieco nell’espressione della sua fede… È un attimo, come si vede, e le citazioni mi prendono la mano.

Perché è molto bello seguire giorno dopo giorno il distendersi del «discorso» umano del giovane sacerdote, sentire l’eco delle sue riflessioni nelle sue lettere, anche in quelle più brevi e informative, a testimonianza di un’unità individuale che, seppur non priva, e per fortuna, di dubbi, soprattutto su se stesso, trovo esemplare. Un’unità che nel crescere dell’età e nell’allargarsi della visione o, volendo usare altra espressione, delle responsabilità, non lascerà indietro nulla, ma tutto accumulerà e cercherà di comprendere, sì, in un abbraccio sempre più largo.

Di fronte a don B., come poi a papa Paolo VI, davanti a un’autenticità scottante, il desiderio di capire, e soprattutto di ascoltare, si fa intenso: «A chi non ha religione o a chi l’avversa – dice il papa nel messaggio pasquale del 1964 – Noi rivolgeremo preghiera di non condannarsi da sé al peso di dogmi irrazionali, alle contraddizioni del dubbio senza pace e dell’assurdo senza scampo, o alle maledizioni della disperazione e del nulla»3. Non proprio dal nulla, oso rispondergli idealmente, bensì da un qualcosa immanente e transitorio, dove paradossalmente si può tentare di declinare un passaggio della sua esortazione Gaudete in Domino in chiave del tutto terrena e perciò drammaticamente caduca, ma non per questo meno vera. La gioia del cristiano, infatti, deve rifarsi, per così dire, alla gioia stessa di Gesù, che si inscrive in tre concetti che descrivono il suo rapporto con il Padre: «È una Presenza che non lascia mai solo. È una conoscenza intima che lo colma: “Il Padre conosce me e io conosco il Padre”. È uno scambio incessante e totale: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie”»4. Presenza ininterrotta, conoscenza profonda e scambio totale: non possono forse essere le coordinate più alte di un rapporto tra esseri umani? Il massimo cui possiamo ambire, per un certo periodo di tempo e per poi scomparire non disperati?

Mi sono spinto troppo in là. Quello che vole dire è che penso sia concesso percepire una «vibrazione benedettina» negli scritti di Paolo VI, anche al di là dei riferimenti diretti (di uno dei quali ho parlato qui), e inseguirla. E poi, forse, ci possiamo sempre rifare a un modo di dire che era, evidentemente, ancora in un uso ai suoi tempi: «L’Abbé Jean Montini a suivi un Cours pendant l’été 1924 à l’Alliance Française. Il a été reçu premier au Certificat d’Aptitude avec mention “très honorable”»: l’Abbé Montinì.

Biglietto da visita di G.B Montini a Varsavia, 1923 (Istituto Paolo VI, Brescia)

(1-continua)

______

  1. Giovanni Battista Montini (Paolo VI), Lettere ai familiari 1919-1943, a cura di N. Vian, premessa di C. Manziana, Istituto Paolo VI – Edizioni Studium 1986.
  2. Essendo praticamente coinciso il suo pontificato con i miei primi quindici anni di vita (si parva licet), posso annoverare il suono della sua voce naturale tra i miei non moltissimi ricordi più vecchi di carattere sociale non mediati da supporti successivi.
  3. Messaggio Urbi et Orbi di Sua Santità Paolo VI, Pasqua di Risurrezione, 29 marzo 1964, che continua così: «Forse non pochi di voi hanno della religione concetti imprecisi e ripugnanti; forse pensano della fede ciò che precisamente non è: offesa al pensiero, catena al progresso, umiliazione dell’uomo, tristezza alla vita. Forse alcuni di voi sono più avidi e perciò inconsciamente più atti a cogliere il lampo della luce, perché, se non dormono nell’ignavia e nell’ignoranza, l’oscurità del loro ateismo dilata le loro pupille verso un affannoso sforzo di decifrare al buio il dove e il perché delle cose».
  4. Gaudete in domino, Esortazione apostolica di Sua Santità Paolo VI, 9 maggio 1975 (cap. III). Devo la segnalazione del passo e le riflessioni inerenti a Aldino Cazzago, La gioia in Paolo VI, Benedetto XVI e Francesco, in «Rivista di Vita Spirituale», a. 73, n. 1 (gennaio-marzo 2019), pp. 83-108.

 

2 commenti

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2 risposte a “«E poi l’ambiente benedettino è sempre simpatico» (Montini, pt. 1)

  1. Guydotti

    Buon giorno e grazie per le sue sempre stimolanti riflessioni
    Le posso segnalare il volume
    L’uomo recuperato a se stesso
    che raccoglie gli scritti di Paolo VI indirizzati ai monaci
    https://www.praglia.it/wordpress/?product=paolo-vi-luomo-recuperato-a-se-stesso-discorsi-ai-monaci-pp-l-272-2a-edizione-riveduta-e-ampliata
    Un cordiale saluto
    Guido

    • MrPotts

      Sono io a ringraziare lei, per l’attenzione.
      Grazie anche per la segnalazione: in effetti… sì, conosco quel volume… e mi pare di averlo anche citato qualche anno fa.

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