Se non sbaglio è l’unica volta che il termine compare nel corpus delle poesie di Kavafis, il «canone». Non è nemmeno un «reperto», è giusto un’evocazione in una delle innumerevoli, splendide e trasparenti poesie dedicate alle figure della storia bizantina, in questo caso a Manuele Comneno, imperatore di Bisanzio dal 1143 al 1180.
L’imperatore Manuele Comneno
un malinconico giorno di settembre
sentì approssimarsi la morte. Gli astrologi
di corte (ben pagati) blateravano
che sarebbe vissuto molti anni ancora.
Mentre quelli parlavano, lui
ricordava vecchie abitudini devote,
e ordinò che dalle celle dei monaci
portassero paramenti sacerdotali,
li indossò, ben lieto di mostrare
l’aspetto modesto di un monaco o di un prete.
Felici quanti hanno fede,
e finiscono i loro giorni come il re Manuele
vestiti di umiltà nel loro credo.
Costantino Kavafis, Manuele Comneno, in Le poesie, traduzione e cura di N. Crocetti, Einaudi 2015, pp. 39-41.