«Persone tristemente famose» (La Visitazione di Salò, pt. 3/3)

AllePorte(la prima parte è qui, la seconda qui)

Ecco quindi una personalissima «top ten» di circostanze, fatti e cose che mi hanno colpito della plurisecolare cronaca del monastero della Visitazione in Fossa.

  1. Il primo cantiere di ampliamento viene affidato all’architetto comasco Antonio Spazzi, già molto vicino alla Visitazione. Ne fa l’opera della sua vita, tanto che portati a termine i lavori, con amorevole dedizione («non c’era mai nulla da rifare»), chiede alle monache di restare. Si occuperà della manutenzione e dei «complessi meccanismi degli orologi a pendolo» e morirà in pace, nel gennaio 1733, «nel suo alloggio presso il monastero, non senza aver mandato prima “la buona sera” alle sorelle».
  2. Il monastero viene benedetto, «al basso et all’alto», dal cardinale Giovanni Francesco Barbarigo, vescovo di Brescia, la sera del 28 gennaio 1719: «Le sorelle arrivano a contare ben “centoquattro benedizioni che fece con sua grande fatica per essere parato pontificalmente”».
  3. Il complesso del monastero è completato nel 1728, «la comunità risulta composta di trentatré sorelle coriste, cinque sorelle converse, due novizie e tre toriere», cioè le soeurs tourières, che stanno presso la tour, cioè la ruota (suora rotara), per estensione le sorelle non di clausura incaricate dei rapporti con l’esterno.
  4. Nel 1796 la guerra tra francesi e austriaci lambisce Salò e, come riporta la cronaca del monastero, «un colonnello dell’armata francese fu alloggiato presso la famiglia d’una nostra or defunta consorella». Una circostanza che sarà di singolare aiuto negli anni successivi e che garantirà alle monache una sorta di protezione dalle pretese delle amministrazioni municipali. Anche perché, «concedendo a madre Dossi [che redigeva al tempo la cronaca] di non saper distinguere i gradi militari, non è da escludere che quel “colonnello” fosse appunto lo stesso Napoleone», presente a Salò il 17 agosto, ospite della famiglia Lanfranchi.
  5. Ancora guerra, 13 aprile 1797: «Questi sono stati veri giorni di tenebre: il nostro povero monastero tutto attorniato da fuochi e da quantità di armati, lo scopio delle bombe delle quali cadevano i grossi pezzi sopra i nostri tetti e nell’ortaglia, i sbarri di cannoni, le cui balle di piombo al peso di libre sette in otto cadute ai piedi d’alcuna delle nostre sorelle senza nepur tocarla non che fare il minimo danno ad alcuna; si scuoteva il nostro monastero per lo rimbombo de sbarri e la veduta del fuoco metteva in tutte noi terrore e spavento». È soltanto l’inizio, ma la Provvidenza non distoglie lo sguardo dalla piccola comunità, che fu sempre «prodigiosamente preservata da qualunque disgrazia ad onta delle grossissime palle penetrate fin entro le muraglie e che conserviamo a perpetua memoria della divina protezione».
  6. La storia della Visitazione di Salò è anche la storia di un ininterrotto tentativo di espropriazione da parte delle varie autorità laiche, storia che, intrecciandosi con quella delle soppressioni degli istituti religiosi, potremmo riassumere così: ma possibile che quattro monache di clausura debbano disporre di uno spazio così bello, grande e centrale? Non potrebbero andarsene da qualche altra parte, così ci facciamo una scuola, ci mettiamo il municipio, una caserma? Sì, una caserma, come in molti altri casi: «Non troverebbesi nella nostra città fabbricato più acconcio a detto scopo di quello occupato dalle consorelle del soppresso monastero della Visitazione di Santa Maria», come si legge in una lettera del 30 gennaio 1873 del sindaco di Salò alla superiora. Okay, i periti devono effettuare un sopralluogo. Okay niente, non se ne parla proprio. Si arriva al 4 aprile: sindaco, ingegnere e aiutante si presentano alla porta del monastero; la superiora («la prelodata signora Rosa, in religione Angela Domenica Larcher») sbarra il passaggio; Torneremo! e «ove si trovasse ancora opposizione verrà senz’altro forzato l’ingresso della casa»; Liberissimi, ma «avverto vostra signoria che gli ingegneri incaricati potranno entrare in convento soltanto coll’abbattere l’entrata. Tanto mi è imposto dal dovere e dalla coscienza». E così accadde, ma niente caserma per fortuna.
  7. Nel 1899 arriva, in regalo, una cucina economica, «fatta venire appositamente da Innsbruck». Nello stesso anno viene installata la corrente elettrica (il telefono nel 1961).
  8. In seguito ai Patti Lateranensi del 1929 vengono avviate le pratiche per il riconoscimento della personalità giuridica del monastero, che dall’unità d’Italia risultava intestato alle «signore Migliavacca e Bersani», cioè suor Maria Annunziata e suor Angela Teresa. Il pretore chiede «scopi e attività» del monastero, risposta: «Sono semplicemente il ritiro e la vita in comune per il lavoro e le pratiche religiose».
  9. Il pretore ha chiesto anche dei mezzi di sostentamento, che sono sempre stati una croce, sin dalla fondazione. Senza le generose donazioni la Visitazione non sarebbe sopravvissuta, ma è vero anche che le monache non si sono mai concesse nulla, né si sono sottratte al lavoro, con l’educandato, con lavori di cucito e ricamo, con la confezione delle particole; hanno venduto tutti gli oggetti di valore, hanno venduto anche i capelli. Poi, «nel 1937 le monache inizieranno anche a lavorare per la locale ditta Cedrinca confezionando sacchetti di caramelle».
  10. «Anche per noi il pericolo è stato reale, minaccioso, soprattutto dopo l’8 settembre 1943, [quando] Roma si era riversata in Salò.» Le Visitandine sopravvivono, relativamente indenni, anche ai repubblichini e ai bombardamenti della fine del 1944, protette, dicono, dalla loro stessa povertà. «Quando la storia avrà già girato pagina, le monache scriveranno con molta discrezione: “La presenza di tutti questi uomini dei ministeri e di persone tristemente famose, ora sparite dalla scena di questo mondo, sembrava dover compromettere la relativa sicurezza della nostra piccola città”».

(3-fine)

Maria Grazia Franceschini, Alle porte della città. Il monastero della Visitazione di Santa Maria di Salò, introduzione di G. Archetti, Studium – Associazione per la storia della Chiesa bresciana 2012.

 

1 Commento

Archiviato in Libri, Visitandine

Una risposta a “«Persone tristemente famose» (La Visitazione di Salò, pt. 3/3)

  1. Paola

    Grazie per questi estratti così pieni di cuore. 🙂

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