«Nella posizione migliore» (La Visitazione di Salò, pt. 2/3)

AllePorte(la prima parte è qui)

È il 4 dicembre 1712 quando le tre monache della Visitazione di Arona designate dal capitolo partono alla volta di Salò, dove le attende la fondazione del nuovo monastero finalmente deliberato. Per coprire i circa 180 chilometri che separano le due località, tra una cosa e l’altra, ci impiegano diciassette giorni, ma quando finalmente giungono sul Lago di Garda l’accoglienza è imponente: ci sono persino dei soldati a cavallo schierati che fanno gli onori. La processione del 20 dicembre, organizzata per la consegna della «casa provvisoria» è impressionante (ed è aperta, curiosamente, dalle «zitelle e dalle dimesse»), segue la messa solenne, la consegna delle chiavi, e poi, commenta l’autrice con afflato non insolito, «la rapida sera invernale pone fine a quella giornata memorabile. I visitatori uno dopo l’altro se ne vanno, le voci e i suoni della festa si smorzano mentre il lago raccoglie gli ultimi riflessi del crepuscolo. Le tre fondatrici si ritrovano sole con il loro Signore in quella che è ormai la loro terra promessa».

E adesso? E adesso, «il 21 dicembre, con il passo dei giorni feriali, inizia dunque la vita vera e propria della Visitazione di Salò, 148ª casa dell’Ordine. Una vita di silenzio orante e di lode in comune, di dolce e cordiale fraternità, in umiltà, modestia, semplicità, povertà: questa nell’intenzione dei fondatori la vita di una Visitazione».

Le premesse sono buone, a giudicare da una lettera di qualche anno dopo: «Salò è a capo di 36 comunità abbastanza numerose, che tutte insieme compongono un corpo che porta il nome di Patria della Riviera di Salò. Il numero dei suoi abitanti è considerevole, molte famiglie sono assai civili e ricche. Dal punto di vista spirituale è soggetto al vescovato di Brescia […]. Vi sono anche religiosi regolari, cioè cappuccini, carmelitani, cordiglieri, minimi, preti regolari somaschi […]. Vi è anche un monastero di religiose agostiniane oltre la nostra piccola Visitazione, un collegio di orsoline, un ricovero per ragazze povere. [È] situato in riva al lago, che si chiama di Garda, l’aria è buona, dista tre giorni da Venezia, tre giorni da Arona, due da Milano. La strada è abbastanza buona tranne qualche passaggio pietroso. Il nostro monastero è situato nella posizione migliore del luogo». Una storia di tenacissima fedeltà alla «posizione» e di ininterrotta allerta nei confronti della «rude concretezza» di ogni giorno. Una storia che, già così bene riassunta da Maria Grazia Franceschini, non mi sembra il caso di comprimere ulteriormente. E allora, prima di scorrere soltanto alcuni degli episodi che più mi hanno colpito, faccio un salto di 256 anni, al 1968, quando «il 24 giugno la comunità, trentasei sorelle, lascia il monastero in Fossa» (così veniva chiamato) e si sposta in una sede temporanea, in attesa che la nuova «casa», a Versine, poco sopra Salò, venga eretta.

La nuova Visitazione è inaugurata il 2 luglio 1971, in letizia, certo, ma anche nella consapevolezza delle difficoltà, che non arretrano mai. Il noviziato è chiuso da quattro anni, la costruzione, realizzata in estrema economia, va accudita da subito, «gli anni trascorrono nella normalità: molte sorelle passano dalla cella al cielo e lasciano le altre nella stanchezza». Nondimeno i rapporti con la popolazione non si spengono, viene allontanato il fantasma della fusione con un’altra comunità, si mette a posto la foresteria, per offrire più possibilità di accoglienza e, «nella circolare dell’8 dicembre 1992, si trova infine questa sobria annotazione: “Entrata di una giovane in postulato: siano grazie a Dio”».

La conclusione della storia – anzi del libro, perché la storia continua – è quella che deve essere: «L’alba del nuovo secolo, come già quella del precedente, trova deste in preghiera le sorelle che hanno vegliato tutta la notte». Lo ammetto, al cospetto di una tale continuità, esaltata in qualche misura dall’inserto fotografico che chiude il volume, ho provato, e provo, un sentimento che credo sia di nostalgia e di mancanza. Non tali da agire per porvi rimedio – proprio no –, e tuttavia non mistificabili.

Ma vediamo, come dicevo, i miei highlights di questa bella storia.

(2-continua)

Maria Grazia Franceschini, Alle porte della città. Il monastero della Visitazione di Santa Maria di Salò, introduzione di G. Archetti, Studium – Associazione per la storia della Chiesa bresciana 2012.

 

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