Dice Efrem il Siro (306-373):
Se qualcuno ti parla dei suoi pensieri, fai attenzione, fratello, perché non accada che, mentre lui parla, tu sia disturbato dagli stessi pensieri, soprattutto se l’occhio della tua mente è ancora un po’ debole, perché saresti simile a un pilota coinvolto in una grande tempesta. Bisogna piuttosto che, ascoltando le prime parole, tu comprenda quale sarà il seguito, e così ti metta a confortare la persona tribolata con ciò che ci è stato trasmesso dagli uomini santi, o con ciò che proviene dall’esperienza personale. Non è infatti volontà del Signore che l’uno cada a causa dell’altro: egli vuole che tutti si salvino. E tu, mio caro, non manifestare a chiunque i tuoi pensieri, ma a quelli riguardo ai quali hai potuto appurare che sono spirituali, senza badare né all’abito, né alla canizie.
(È l’inganno della buona coscienza che mi fa sottolineare queste parole. Certo che sembrano fatte apposta per alimentarlo. Mi bastano poche modifiche, lievi cancellature, e il consiglio è lì, evidente e quotidiano, semplice frutto di osservazioni e prove, spedito da un monaco di lingua siriaca del IV secolo a un tizio del XXI.)
Paolo Everghetinós, Esempi e parole dei santi Padri teofori, volume I, a cura di M.B. Artioli, Edizioni Scritti Monastici, Abbazia di Praglia 2012, p. 187.