Dalla vita di Camilla Battista da Varano (1458-1524). Cap. VIII. Fervore e Zelo nel Divin Servitio
Quando Dio comandò che nel Tabernacolo si conservasse il fuoco, e che vi fusse mai sempre materia per mantenerlo, volle con tal cerimonia dare ad intendere che il fuoco, che dovea mandare esso in terra, non si debba estinguere nel Tabernacolo del Cuore, ma bensì aggiungervi in ogni tempo motivi per fomentarlo, al che sì come sono tenuti tutti i fedeli, così pare che molto più lo debbano fare coloro che astretti co’ voti s’impegnarono ne’ ministeri Divini: la mente loro appunto sembrar deve il Roveto di Mosè sempre circondato da fiamme, che non consuma, ma perfettiona, che non in cenere, ma in partecipata Divinità trasforma.
Di questo fuoco celeste bramò Battista ch’ardessero i Religiosi, cioè che con un fervor vehemente s’alzassero al Cielo e che scotessero ogni stupidezza e tracotanza dal Cuore, assomigliando il zelo dell’anime infervorate all’oro di cui si dice nell’Apocalissi: Suadeo tibi emere aurum ignitum ut locuples fias [Suadeo tibi emere a me aurum ignitum probatum ut locuples fias, «Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco», Ap, 3, 18] Con questo mistero gl’ornamenti del Tempio e del Tabernacolo erano vestiti & ornati d’oro, all’istessa guisa ogni attione del Claustrale dovrebbe con quest’oro e zelo infocato risplendere, onde è che andava ricordando ad un suo Discepolo che havesse l’occhio dell’intelletto vigilante in maniera: «Ne unquam obdormiat in somno pigritiae et negligentiae. E sappi – li va inculcando – che regnum Coelorum vim patitur et violenti rapiunt illud. Questa parola Evangelica dice quella tua Madre che gl’è stata posta nel cuore dallo Spirito Santo in guisa tale che, e dormendo e vigilando, l’ha fatta sollecita, havendo sempre fisse nella memoria le sopranotate parole: Regnum Coelorum etc.
«Quello che dir voglio è questo, che non ti addormenti nella Santa Religione del sonno che occupa molti, i quali entrati che sono nella Religione, si scordano del primo fervore e tutto il ben che fanno è da essi operato senza una minima mental consideratione. Seguitano gl’ordini, le cerimonie e gl’instituti della Santa Religione appunto come fanno le Capre, le quali quando vedono che una salta le altre la seguitano e non sanno il perché. Così l’addormentato Religioso seguita l’osservanza che ha presa e non considera che sia di ciò ragione; interviene a questi come all’Asino, che porta il vino e beve l’acqua: così questi tali durano estrema fatica con poco, poco, poco frutto, perché sì come la materia senza la forma non è bella, né men utile, così l’opera fatta senza intentione non piace a Dio, né à voi apporta utilità, perché se bene l’opera virtuosa è in se stessa lodevole, è nondimeno a guisa di materia, alla quale se la forma, che è la buona intentione non s’accompagna, è senza pro l’operatione, e stolto vien tenuto chi la fece.
«Tu fa da sapiente e prudente, né volere imitare le vestigie de’ pazzi, ma in ogn’opera tanto picciola come grande (mentre spirito di vita havrai) leva l’occhio della mente a Dio, colà santificando la sua intentione, sopportando per amor di Dio ogni cosa avversa, e per amor dell’istesso Signore fa oratione, leggi, canta l’officio, lava pentole, scopa la Casa & essercitati in tutte l’opere della Carità, così verso i sani, come verso gl’infermi, e credimi, che se ti habituarai nel dir con la mente, mentre fai le sudette cose: Signore Dio, io le faccio per vostro amore, lo dirai anche non pensandoci. Così ha fatto la tua diletta Madre, benché in simili essercitij poco s’habbi potuto adoperare per la lunga sua infermità e debolezza di Corpo, e nondimeno (e sia detto a tuo essempio) s’è portata in modo, che ben con verità si può dire, che ella habbi più fatto che non poteva. Questo lo sa Dio, e la di lei conscienza.
«Ti do dunque per consiglio che procuri d’havere il desiderio sempre acceso di far penitenza, e non ti curare di regolarti a tuo modo nell’esteriore, ma serva mandata Patrum tuorum, perché in tal guisa non poco meritarai appresso la Santissima Trinità, la quale solamente risguarda il cuore e però studia che questo sia di continuo infervorato di carità, perché alla pignatta che bolle non s’approssimano le mosche, ma bensì in quella che è tepida, nella quale anche s’annegano. Dall’anima che bolle a forza di fuoco del Divino amore fugge e s’allontana il Demonio e tutti li pensieri immondi, ma nell’anima intepidita nella carità e fredda nell’amore s’ingolfano solamente, e vi si annegano le mosche della vanità e dell’inutili cogitationi, dal che ne deriva il pestifero sonno dell’anima negligente. E quindi avviene che molti dormono nella Santa Religione, e dormendo si sognano d’acquistare la perfettione; ma nel tempo della morte vedranno la falsità de loro sogni e chimere, perché si trovaranno le mani piene di mosche di Diaboliche illusioni.
«Però Reverendo mio figlio in Christo apri gl’occhi e procura di non giuocarti questi pochi giorni che ti restano di vita. Sta’ vigilante e fervente.»
♦ Vita della Beata Battista Varani, Principessa di Camerino e Fondatrice del Monastero di S. Chiara. Ordinata, ampliata & illustrata con varie riflessioni spirituali & eruditioni da Matteo Pascucci, Prete della Congregatione dell’Hospitio di Camerino, con l’aggiunta di alcune Operette Spirituali della medesima nel fine del Libro, Macerata 1680, presso Giuseppe Piccini, pp. 164-65 (che si può consultare qui).
Camilla Battista da Varano: canonizzata da Benedetto XVI, ha contemplato la Passione “Vidi l’amore immenso come il mare e tanto sviscerato che non mi potevo trattenere dal ripetere ‘o pazzia, o pazzia’, nessun vocabolariomi pareva più veroe conveniente a tanto amore”