Reparto guastatori (Dice il monaco, XXI)

Temendo il rimprovero dell’amico e maestro Manegoldo, circa la sua eccessiva frequentazione degli autori classici, dice Wibaldo, abate di Stablo (Stavelot), intorno al 1149:

Ma perché tu rimproveri e accusi me, monaco e che già comincio a incanutire, perché leggo spesso o mi occupo di queste cose? Sappi che io entro in questi accampamenti non come un disertore o come uno che passa al campo nemico, ma come uno che va a esplorare e che desidera saccheggiare – ché magari riesco a ghermire una madianita con la quale, una volta che si sarà rasata e si sarà tagliata le unghie, potrò unirmi in legittimo matrimonio [quam pilis erasis et unguibus dissectis legitimo mihi valeam copulare matrimonio].

La citazione è in Giovanni Lunardi, La spiritualità dei padri monastici del secolo XII, Edizioni La Scala 2012, pp. 180-81, che però si ferma a «saccheggiare»; la «battuta» sulla madianita fa riferimento a Deuteronomio, 21, 10-13.

 

4 commenti

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4 risposte a “Reparto guastatori (Dice il monaco, XXI)

  1. Simile al passaggio usato da Seneca per difendere la propria familiarità con l’epicureismo: “soleo enim et in aliena castra transire, non tamquam transfuga, sed tamquam explorator”

    • MrPotts

      Che interessante, grazie.
      Mi sembra una citazione diretta, tenendo conto appunto delle letture di Wibaldo, che scrive infatti così: “Haec castra ingredior non tanquam desertor et transfuga, sed sicut explorator et spoliorum cupidus”.

  2. Fa venire in mente il bel libro di Jean Leclercq “Cultura umanistica e desiderio di Dio”.

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