«Il primiero vomito delle lascivie»

Sto leggendo un libro molto bello di Enrica Viviani Della Robbia, Nei monasteri fiorentini, pubblicato da Sansoni nel 1946, pieno zeppo di informazioni e curiosità sulle comunità monastiche femminili cinque-seicentesche, tratte da fonti d’archivio. Ne parlerò, ma non so resistere a riportare i titoli di due opuscoli inerenti al mondo dei monasteri delle Convertite, separati l’uno dall’altro di qualche mese.

Il primo è questo:

Conversione della Maria Lunga detta Carrettina meretrice famosa in Firenze, la quale essendo stata peccatrice oltre vent’anni per penitenza de’ suoi peccati havendo dato il suo avere ridotto a denari per l’amor di Dio, si è ritirata a servire alle misere Donne del Lazzeretto. Azione dispiegata in tre capitoli con obbligo di descrivere in ogni ternario almeno un verso del Goffredo del Sig. Torquato Tasso. Composizione del Dott. Giulio Guazzini. In Firenze 1633, per Zanobi Pignoni.

E qualche mese dopo:

Palinodia in ritrattazione delle lodi già fatte per la Maria Lunga Meretrice Fiorentina nella sua infruttuosa Conversione, la quale dopo l’essere stata volontaria penitente de’ suoi lussi per dieci mesi a servire nel Lazzeretto, per nuovo esempio d’incontinenza è ritornata al primiero vomito delle lascivie. Il che si ritratta con lo stesso obbligo d’un verso almeno del Goffredo del Sig. Torquato Tasso in ogni ternario, del medesimo Dott. Giulio Guazzini, che ne avea composte le lodi intempestive, le quali è parso bene darsi in luce di nuovo avanti la Palinodia per maggiore intelligenza di essa. In Firenze 1633, per Zanobi Pignoni.

Scopro che la curiosa doppietta aveva già colpito l’avvocato e scrittore toscano Narciso Feliciano Pelosini (1833-1896), che nelle sue Amenità bibliografiche della vecchia Toscana (1871) l’aveva registrata e aveva commentato: «Che ti pare di questo titolo? Doveva essere il gran bell’umore il poeta dottor Guazzini! E mi svaga che il povero Tasso fa le spese alle lodi ed all’invettive; come se a lui importasse un fico e della Maria Lunga che vuole e disvuole, e del dottor Guazzini che loda e vitupera. Il mondo era bellino anche nel 1600, quando il Pignoni (nel 1633) stampava questi libri in Firenze».

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