«Mentre vi guardo» di m. Ignazia Angelini (pt. 1)

Da tempo ormai le case editrici laiche frequentano con regolarità gli argomenti monastici, non soltanto dal punto di vista storico, un filone di consolidata tradizione, ancorché meno forte in Italia, ma soprattutto da quello delle testimonianze dirette, sia sotto forma di reportage e interviste, sia proprio di testi di priori, eremiti e badesse. Non ho mai avuto problemi ad acquistare volumi dell’editoria religiosa – e perché, poi? –, ma di certo non mi faccio scappare un libro come quello appena pubblicato da Einaudi: Mentre vi guardo, della badessa dell’abbazia benedettina di Viboldone Ignazia Angelini (classe 1944, a Viboldone da quasi cinquant’anni). Anzitutto perché già nel titolo, in quel «vi», c’è un senso, se non di dialogo, per lo meno di indirizzo, e poi perché, dal momento che respiriamo la stessa aria, mi pare meno irragionevole confrontarmi direttamente e idealmente ribattere.

Il libro ha due centri di gravità. Anzitutto le pagine dedicate al monachesimo di oggi, che sono di grande interesse e non possono che essere lette con attenzione. Dalle considerazioni sulla clericalizzazione dei monasteri (ma il versante femminile, per ovvi motivi, si è difeso meglio, al punto che «credo che la vera anima monastica abbia mantenuto di più il suo senso originario proprio nell’ambito femminile») e sul peso della gerarchia ecclesiastica maschile («lo sguardo indagatore dei signori di curia»), alle riflessioni sulle aspettative sbagliate che nutrono le giovani monache («l’idea che la donna monaca fa “diverso”, fa “fino”»); da qualche nota mesta per una forma di vita controcorrente («come espressione della tradizione monastica, noi stiamo sempre più lottando con un mondo che va in direzione opposta, ma non so quanto il nostro messaggio arrivi») e destinata probabilmente all’assoluta marginalità («diventa sempre più improbabile che molti monasteri, nati in momenti di sovrabbondanza di domanda religiosa, reggano l’impatto con la contemporaneità»), a leggere punte polemiche, sempre temperate e rispettose, contro la qualità «generalmente desolante» della liturgia, contro certe strumentalizzazioni («come tutte queste Madonne che trasmetterebbero presunte rivelazioni») e ancora contro lo snaturamento dei monasteri come centri culturali o, peggio, luoghi di «turismo spirituale».

Fin qui tutto bene, si potrebbe dire. La seconda area tematica ospita un confronto più generale con questioni sociali ed esistenziali: la badessa, più che legittimamente, tengo a precisare, parla del nostro mondo, ci parla. E lo fa stigmatizzando circostanze e fenomeni: i rapporti di oggi sono degradati («c’è stato un terremoto fondamentale per cui sentimenti come l’invidia, la gelosia, la brama di possesso non sono stati debitamente istruiti della loro forza distruttrice dei legami»); il mito della realizzazione di sé e la retorica di quello che lasciamo a memoria del nostro passaggio nel mondo (a questo proposito trovo del tutto mal posto il riferimento al «fondatore della Ford» che non avrebbe «cambiato niente»); l’eterno adolescente che incolpa di tutto i padri, o addirittura il Padre; lo «straniamento dell’umano dall’umano» (che sarebbe all’orgine della crisi planetaria, «che è meglio vada alle sue conseguenze ultime, così che si possa avviare una nuova partenza»); la «comunicazione disimpegnata» che si consuma attraverso le immagini; la «gnosi contemporanea, laica», incarnata soprattutto da psicoanalisi, astrofisica e neuroscienze; la stessa vicenda della nave Concordia, che diventa emblema di «un’ipocrisia istituzionalizzata» (non mi convince molto la chiamata in correo, come anelli di una catena, degli armatori e persino «delle persone che credono che per fare il viaggio di nozze si debba esprimere la felicità in questo modo su una crociera del genere, tra sale giochi e solarium. È un’espressione dell’Italia di oggi… un’immagine veramente aberrante rispetto alla realtà»). Anche qui tutto bene: non sono d’accordo, ma questo non è importante.

(1-continua)

Madre Ignazia Agelini, Mentre vi guardo. La badessa del monastero di Viboldone racconta, a cura di Pierfilippo Pozzi, Einaudi 2013.

1 Commento

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Una risposta a “«Mentre vi guardo» di m. Ignazia Angelini (pt. 1)

  1. … E vogliamo parlare di S. Teresa Benedetta Della Croce, la filosofa Edith Stein, secondo me la più grande filosofa del Novecento?

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