Otlone (Who’s Who, III)

Otlone di Sant’Emmerano, 1010 ca.-1073 ca., o.s.b. Grafomane, autodidatta, già da piccolo non perse occasione di comporre, copiare, compilare manoscritti che distribuiva ad abati e confratelli. Una passione che, nel tempo, non dovette giovargli del tutto: dopo una trentina d’anni passati a Sant’Emmerano, dalle parti di Ratisbona, scappò a Fulda, dove ritrovò la serenità e dove gli sembrava «davvero una gran cosa poter camminare con passo pacifico, io che nel mio monastero da lungo tempo non potevo nemmeno andare a letto senza timore di essere ucciso», e riattaccò indefesso a scrivere. Nel 1068, un po’ titubante, «rimpatriò» a Sant’Emmerano, «e trovai alcuni monaci che erano lieti del mio ritorno. Altri invece mi detestavano proprio come prima». Che fare? Nel dubbio, riprendere lo stilo in mano gli parve una buona soluzione e vergò qualche altra ventina di volumi, tra i quali uno «talmente alto che impiegai un anno intero per scriverlo». Per se stesso chiedeva di non incappare «nei pericoli della mancanza di fede, della tristezza profonda e della colpa», e incitava i monaci a guardarsi dall’ozio: «Se poi non sono in grado di fare cose di tanta importanza [cioè come quelle che ho fatto io], possono farne anche di più facili».

Gli viene attribuita «la prima autobiografia spirituale dell’Occidente» e non a torto, perché l’interessantissima Tentazione di un monaco (Liber de temptatione cuiusdam monachi) è la confessione di un «io» consapevole di sé. Il che, nel 1070, non era proprio cosa di tutti i giorni.

1 Commento

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Una risposta a “Otlone (Who’s Who, III)

  1. MrPotts

    L’indefessa attività scrittoria di Otlone è ricordata anche dal cardinale Newman in La missione di san Benedetto, del 1858: «Otlone, nell’undicesimo secolo, da ragazzo scriveva con tanta diligenza da perdere quasi la vista. Questo in Francia; poi andò a Ratisbona, dove scrisse diciannove messali, tre libri del Vangelo, due copie delle Lettere e del Vangelo, e molte altre opere. Molte le diede ai suoi amici, ma l’elenco è troppo lungo per completarlo».

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