Secondo il Crisostomo il peccato di adulterio (in realtà il semplice desiderare una donna) in fondo è più grave se viene commesso da un secolare che da un monaco: «infatti non è uguale la colpa di chi, pur avendo moglie e godendo di tale conforto, resta sedotto dalla bellezza d’una donna, e di chi, essendo del tutto privo di quell’ausilio, si lascia vincere da quella funesta attrattiva».
Conforto, ausilio? Quale visione della vita di coppia, del matrimonio, si nasconde dietro la scelta di questi termini?
Giovanni Crisostomo, Contro i detrattori della vita monastica (III, 14), Città Nuova, 1996.
Nonostante il Crisostomo sia un “mostro sacro” nella storia della teologia, dissentirei…