Dice Ruperto di Deutz, monaco e abate benedettino, nato nei dintorni di Liegi verso il 1076, nel suo Commento all’Apocalisse:
Perché ignoriamo anche il suo nome, abbiamo però almeno una piccolissima luce, vale a dire possiamo ricorrere alla santa Scrittura, così che in essa, o almeno attraverso di essa, in una qualche maniera possiamo comprendere non già che cosa o come Dio sia, ma soltanto che cosa egli non sia, e che Dio non è paragonabile a nessuna creatura.
E dice anche, ne La santa Trinità:
È per misericordia di Dio che gli uomini sono stati fatti mortali, perché non avvenisse che essi fossero irrecuperabili, come il diavolo, vivendo per l’eternità male e miseramente.
♦ Ruperto di Deutz, Un’intima familiarità. Antologia, a cura di C. Falchini, Edizioni Qiqajon-Comunità di Bose 2023, pp. 45 e 237-38.