(Per il centesimo «Dice il monaco» la parola non può che andare ancora una volta a san Bernardo, che di questi appunti è un po’ il nume tutelare. E quindi…) Dice Bernardo di Chiaravalle, monaco e abate cisterciense (1090-1153), commentando il Cantico dei Cantici:
C’è, dunque, un unguento che l’anima, irretita nelle proprie colpe, produce per se stessa. Infatti, quando inizia a scrutare le proprie vie, raccoglie, riunisce e pesta nel piccolo mortaio della coscienza le molte e varie specie dei propri peccati e, all’interno del proprio cuore, come in una pentola che bolle, cuoce tutto insieme, con una specie di fuoco generato dalla penitenza e dal dolore… Ecco, questo è l’unico unguento con il quale l’anima peccatrice deve addolcire gli inizi della propria conversione e che deve applicare alle sue piaghe recenti: il primo sacrificio a Dio, infatti, è uno spirito contrito.
♦ Bernardo di Chiaravalle, Sermone X, 5, in Sermoni sul Cantico dei Cantici, introduzione di J. Leclercq, traduzione e note di C. Stercal, con la collaborazione di M. Fioroni e A. Montanari, parte prima («Opere di San Bernardo» V/1), Città Nuova 2006, p. 129.
Grazie e auguri per ancora altre centinaia di “Dice il monaco”
Oh, grazie. Eh sì, la “miniera” è ancora tutta da esplorare…