Dice Bernardo di Chiaravalle, monaco e abate cisterciense (1090-1153), in uno dei suoi Sermoni sul Cantico dei Cantici:
Vi sono alcuni che vogliono sapere solo al fine di sapere: ed è turpe curiosità. Ci sono altri che vogliono sapere per essere, essi stessi, conosciuti: ed è turpe vanità. Essi certamente non schiveranno il beffardo Satirico che, per chi è così, canta: «Il tuo sapere non è niente, se un altro non sa che tu sai». Ci sono anche quelli che vogliono sapere per vendere la loro scienza, ad esempio per denaro, o per onori: ed è turpe guadagno. Ci sono, però, anche quelli che vogliono sapere per edificare: e questa è carità. Ci sono, infine, quelli che vogliono sapere per essere edificati: e questa è prudenza.
Di tutti costoro, soltanto gli ultimi due non commettono un abuso nei confronti della scienza, poiché desiderano conoscere al fine di compiere il bene. Inoltre: «La comprensione è buona per tutti quelli che la mettono in pratica». Tutti gli altri prestino ascolto: «Chi conosce il bene e non lo compie, commette peccato», come se dicesse, con un esempio: prendere un cibo e non digerirlo fa male. Un cibo indigesto, infatti, e non ben cotto produce umori cattivi e reca danno al corpo, invece di nutrirlo. Allo stesso modo accade per un’abbondante scienza introdotta nello stomaco dell’anima, che è la memoria; se questa scienza non è cotta dal fuoco della carità e trasfusa e assimilata attraverso le articolazioni dell’anima – cioè i comportamenti e le azioni – e non è resa positiva dalle cose buone che ha conosciuto – attestandolo con la vita e i comportamenti –, tale scienza non sarà forse considerata peccaminosa, come il cibo trasformato in umori cattivi e nocivi? […] Non soffrirà, forse, gonfiori e contorcimenti nella coscienza, un uomo di tal fatta, vale a dire che conosce il bene e non lo fa?
♦ Bernardo di Chiaravalle, Sermone XXXVI, III, 3-4, in Sermoni sul Cantico dei Cantici, introduzione di J. Leclercq, traduzione e note di C. Stercal, con la collaborazione di C. Dezzuto, M. Fioroni e A. Montanari, parte seconda («Opere di San Bernardo» V/2), Città Nuova 2008, pp. 39-41.