«Come se lo si vedesse per la prima volta» (Dice il monaco, LXVIII)

Dice Filoteo Kokkinos, monaco athonita, scrivendo, intorno al 1350, la vita di Saba il Giovane, da poco scomparso:

Saba percorreva dunque città e borgate di quel luogo [Cipro] a testa scoperta, a piedi nudi, con il corpo ignudo, senza città, senza casa, ignoto a tutti, senza assolutamente parlare con nessuno, straniero non solo quanto a patria e ad amici, ma straniero anche a qualsiasi conversazione abituale e, cosa quanto mai pesante, straniero anche al cibo necessario per vivere e a qualsivoglia realtà umana. Chi mai, infatti, fosse pure il più grande filantropo, penserebbe di porgere del cibo a un uomo che non glielo chiede né a parole né con un cenno, che non ha nessuno che chieda al suo posto e che non si stabilisce da nessuna parte, fosse anche per breve tempo? Infatti, ora si dedicava assiduamente in solitudine alla contemplazione dei deserti, sui monti, nelle caverne, in tane di belve; ora si mostrava in città, nelle campagne, nei villaggi partecipando alle adunanze, alle feste, ai mercati, così che talora sembrava unirsi ogni giorno alle folle, ma d’altra parte si era totalmente separato dagli uomini non solo con i suoi più profondi sentimenti e per l’eccellenza della sua anima, ma anche per il fatto che, andando qua e là, come ho detto, in assoluto silenzio e in questo stato, era sconosciuto pressoché a tutti, come se lo si vedesse per la prima volta.

♦ Filoteo Kokkinos, Vita di Saba, 17-18, in Follia d’amore. I folli in Cristo d’oriente e d’occidente, a cura di L. Cremaschi, monaca di Bose, Qiqajon 2020, pp. 141-42.

 

1 Commento

Archiviato in Dice il monaco

Una risposta a “«Come se lo si vedesse per la prima volta» (Dice il monaco, LXVIII)

  1. Paola

    Essere senza esserci… ogni tanto, piacerebbe anche a me… Grazie 🙂

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.