Dice Corrado di Eberbach, monaco cisterciense, intorno al 1220:
Conviene perciò a ogni uomo, ma soprattutto a chi ha abbracciato la vita religiosa, ripensare diligentemente agli anni della sua vita passata nell’amarezza della propria anima e senza dissimulazione, con la confessione della bocca, la contrizione del cuore e anche l’esecuzione di opere buone, giudicare se stesso, se non vuole essere condannato con questo mondo. Poiché la via stretta che conduce alla vita a stento ha spazio per quelli che sono scarichi e leggeri, visto che a stento si salva il giusto; mentre ricaccia del tutto quelli che sono carichi e ridondanti di affanni e piaceri del mondo; né ostacola chi vuole entrare per la porta della vita che si abbassi quanto può, mentre è un danno irreparabile se si innalza di traverso anche solo di un dito più di quanto lo consente l’architrave, poiché di botto vi cozzerà e cadrà con la testa fracassata.
♦ Corrado di Eberbach, Exordium Magnum Cisterciense, o Narrazione dell’inizio dell’ordine cistercense, VI, 9, a cura di p. Riccardo Spreafico, Nerbini 2018, p. 334.