«Calamai temprati di Stelle, fogli d’oro e studi arricchiti di gemme» (Voci, 4)

MonacismoIllustratoDei pregi segnalati della Religione Benedettina

Da questa Religione ebbero il latte quindeci mila e settecento Dottori, tra quali due mila Cardinali, dento dodeci Imperadori & altrettanti Re, sette mila Arcivescovi dottissimi, un milione cinque mila e seicento Santi canonizzati; questi insegnarono con l’esempio la modestia, l’affabilità, la mansuetudine, l’equità, la discrezione, la giustizia, la disciplina, la onestà, l’edificazione, la pace e la pietà. Nei tempi degli Arrii, dei Manichei, dei Pelagii, che sarebbe stato il Mondo senza i Benedettini? Questi distrussero il gelo delle vaste Regioni Orientali, armarono le destre contra gli Ereticali Pitoni, scorsero per luoghi alpestri, per nevi, per ghiacci, senz’altro Viatico che d’una estrema povertà, senz’altro ricovero che de’ publici Spedali, seminando la parola di Dio con successi così prosperi che ne ricolsero copiosa messe di conversioni. Furono tanti Soli, che con la luce delle dottrine sgombrarono le tenebre caliginose del Gentilesimo ingannato, gli orrori del Secolo pervertito, e l’Eresia, quasi mala gramigna largamente cresciuta nei Campi del Cristianesimo, sbarbarono dalle ultime fibre. Furono le loro occupazioni assidue l’ammaestrare gl’ignoranti, il catechizzare i rozzi, l’accomodarsi alla capacità dei semplici; l’osservanza Monastica, che qual travagliata Nave da fiati Aquilonari sospinta ad urtar negli scogli già si fracassava e si sommergeva, fu da questi sottratta dai pericoli; questi dileguarono le viziose nebbie alla Fiandra, alla Boemia, all’Austria, alla Baviera, alla Ungheria, alla Polonia, alla Lituania, alla Danimarca, alla Norvegia, alla Ibernia, alla Scozia, alla Dalmazia, al Mondo tutto. Furono angusti alla volontà dei loro santi disegni i confini d’Europa, onde inoltrandosi nell’ampiezza dell’Oceano, giunsero con le vele gonfie de’ pensieri e degli affetti alle margini & ai ripostigli del Mondo.

[…] Quindi il Mondo tutto amò quest’Ordine Sacrosanto più che altro facesse mai, & ebbe dalla carità de’ fedeli affezzionati i patrimoni intieri per abbellire le sue Basiliche, si disossarono i monti per incrostarle di marmi contro gli urti del tempo, si stancarono le conocchie di Belgia in filare a’ suoi Sacerdoti sottilissimi lini, s’occuparono i Telari di Menfi in tessere de’ suoi Altari i tapeti, si salassò l’Oriente, dove più gonfiano dell’oro le vene, à fine d’ergerne statue ne’ suoi Santuari, sgorgarono dalle Maremme Eritree gorghi di margherite per ispruzzarne le sue ricchissime supellettili; passarono monti, traversarono valli, guazzarono fiumi, cercarono boschi, né mai s’arrestarono finché non videro per tutto stabilita la fede.

[…] Per mezo dei figli di Benedetto la fede Cattolica cavalcò le rupi degli Apennini e spianossi l’ingresso alle Valli più alpestri, s’inoltrò nelle acque gelate del Settentrione e nelle fervide arene del Nilo, valicò i neri Cieli d’Etiopia e le Provincie più lontane della Libia. Questi sostennero la riputazione de’ Sacri Concili & assodarono in mano de’ Pontefici le Chiavi del Vaticano, dispersero i Dogmi dei più perniciosi Settari, serrarono le porte agli errori e le spalancarono ai trionfi della Religione, ebbero calamai temprati di Stelle, fogli d’oro e studi arricchiti di gemme.

Con la santità della vita furono come folgori, e con l’efficacia delle parole servirono come di tuono per iscuotere gl’infedeli, per condurgli alla vita santa & alla penitenza. Quindi fu tanto accetta a Dio la mia Religione Benedettina che meritò il Patriarca San Benedetto colà nel Monastero Narrabottense, vicino a Subbiaco, tra le grazie di Dio per bocca d’un Angiolo ricevute, avere anche questa d’essere assicurato che chi ardirà d’offendere i suoi figlioli, sarà punito, o con una breve vita, o con una cattiva morte.

Il monacismo illustrato, ideato dal padre d. Bonaventura Tondi da Gubbio Olivetano, dottore in sacra teologia, e cronista regio, nella vita del patriarca san Benedetto e ne’ figli del suo instituto, Venezia 1684. Presso gli eredi di Gio. Pietro Brigonci. I brani citati sono tratti dal Capitolo VIII del Libro Terzo, «Dei pregi segnalati della Religione Benedettina», pp. 160-67.

 

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