Asceti serpenti (Reperti, 22: Thomas Mann)

1940_Thomas_Mann_Die_vertauschten_Köpfe_Orig.-UmschlagMi hanno suggerito, giustamente, di leggere Le teste scambiate, un racconto lungo di Thomas Mann, che ne trasse lo spunto da una leggenda trovata nel libro dell’amico indologo Heinrich Zimmer dedicato al mito indiano.

I tre protagonisti della vicenda – lei, lui, l’amico di lui – a un certo punto si recano da un eremita per un consiglio circa la loro peculiare situazione e costui, «Kamadamana, il vincitore dei desideri», oltre a darglielo, li ammaestra con un breve monologo sull’ambiguità della rinuncia. Perché raccogliere delle giuggiole se poi devo rinunciare a esse? Perché una rinuncia senza una sfida non vale nulla? Ma in questo modo non cedo comunque al godimento della vista? «La penitenza insomma è una botte senza fondo, una cosa imperscrutabile, perché le tentazioni dello spirito vi si mescolano con quelle dei sensi e danno da fare come il serpente che mette due teste quando gliene fu mozzata una. Ma è bene che sia così e ciò che conta è sempre l’intrepidezza.»

Va notato che la figura dell’eremita è un’aggiunta di Mann rispetto agli elementi presenti nella leggenda originale; non mi pare assurdo quindi immaginare che per il luogo in cui risiede l’eremita, la foresta di Dankaka, insieme con altri santi, Mann si sia servito di reminiscenze di altra provenienza. Questa foresta, infatti, assomiglia parecchio alla Tebaide, essendo «abbastanza vasta per offrire ad ognuno sufficiente isolamento e un tratto di orrido deserto». Gli uomini, e le donne, che la popolano praticano diversi gradi di ascesi, alcuni «avevano quasi interamente domato i puledri dei sensi e combattendo fino all’ultimo sangue la loro carne… arrivavano a osservare i voti più crudeli»: digiuni «senza limiti», abiti sempre bagnati d’inverno, bracieri accesi per aumentare il calore della stagione calda, movimento costante (in piedi, seduti, in piedi, seduti), e così via fino al sospirato ricongiungimento con Brahma.

Una santa comunità di asceti, non priva tuttavia di tensioni non del tutto sante. Chissà a cosa stava pensando Mann quando aggiunse questo breve commento: «Il mondo dei solitari è un mondo come un altro dove gli appartenenti sono bene informati e dove si fanno molte chiacchiere e critiche, dove regnano gelosie, curiosità e smania di essere da più, sicché l’eremita sa benissimo dove abita l’altro e come vive».

Di’, hai sentito di Euprepio? Per cuscino usa una pietra, non levigata! ‘Sto impunito.

Thomas Mann, Le teste scambiate (1940), traduzione di E. Pocar, in Le teste scambiate. La legge. L’inganno, introduzione di R. Fertonani, Mondadori 2011, pp. 1-126.

 

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