Seguendo le vicende di Eucherio di Lione, figura importante del monachesimo occidentale del IV secolo e vicino all’ambiente di Lerins, ho provato a consultare la voce che Adone di Vienne (vissuto circa quattrocento anni dopo) dedica al vescovo nel suo Martirologio (16 novembre). Sono, e rimango, molto prudente circa le mie capacità di capire il latino medievale, ma questa volta il senso generale mi pare di averlo compreso…
Adone racconta che Eucherio ha lasciato l’ordine senatoriale per convertirsi a una vita santa, ritirandosi in una grotta, su un terreno di sua proprietà presso il fiume Druenza (la Durance), a digiunare e a pregare. Alla morte del vescovo di Lione, la comunità locale si domanda chi possa essere il successore e, nel dubbio, invoca il Signore che lo riveli. Appare dunque un angelo con volto di bambino che dice: «C’è un certo senatore, si chiama Eucherio, che, chiusosi in una caverna sul Druenza, ha lasciato tutto ciò che possedeva e ha seguito il Signore; andate a prenderlo e fatene il vostro pastore, poiché è il prescelto dal Signore».
Il mattino dopo si va, in gruppo. Si contatta l’arcidiacono della zona e si raggiunge il luogo. Eucherio è proprio lì, sicut Dominus revelerat. Quando gli riferiscono il motivo della visita, Eucherio risponde che lui, dalla grotta, di sua volontà, non esce. Ha giurato e quindi non seguirà l’arcidiacono, a meno che non sia condotto via incatenato.
A quanto pare la cosa va un po’ per le lunghe, Eucherio è inamovibile («Cumque diu talia repeteret»), tanto che l’arcidiacono, uomo pratico, butta giù un lato della grotta e, imprigionatolo, trascina Eucherio a Lione: «Archidiaconus, effracto muro speluncae, eduxit eum, et juxta quod ipse juraverat, vinctum perduxit Lugdunum». Qui, Eucherio è subito installato, per acclamazione, sulla cattedra vescovile.
Ma ecco quello che stavo cercando (il tema è quello della coppia nell’ambito del monachesimo delle origini, e prima o poi forse ne verrà fuori qualcosa…), la moglie di Eucherio e la famiglia: «Sua moglie Galla, consacrata al santo servizio divino, prese il suo posto nella grotta e passò tutto il tempo della sua vita nello studio della religione. Le loro due figlie, Consortia e Tullia, risplendettero per la grazia della verginità e la gloria delle profezie.»
(Per chi volesse, il testo di Adone si può leggere qui, alla colonna 395.)
Mi piace molto il cenno alle donne familiari di Eucherio, celebri per la cultura e la profezia. Conferma quanto dice Adriana Valerio che si potrebbe addirittura parlare di una “Matristica”, a tutt’oggi poco studiata.
Sì, è un cenno abbastanza raro.
Quanto alla “matristica”, ho qualche volume in lettura dedicato alle Madri del deserto e vorrei prendere appunti, prima o poi.