Ciliegie 2, o: l’abate Gandalf

L’ho già fatto e lo farò ancora. Periodicamente m’imbatto in nomi troppo «divertenti», e me li devo segnare…

1. Ottato di Milevi
2. Febadio di Agen
3. Restituto di Cartagine
4. Eustazio di Sebaste
5. Teodoro di Mopsuestia
6. Maratonio di Nicomedia
7. …

Avevo quasi completato questo elenco di nomi curiosi quando mi sono fermato. In questo momento sulla scrivania ci sono: una ghiottissima Storia del monachesimo occidentale. Dal Medioevo all’età contemporanea (di Mariano Dell’Omo), nuova di zecca; la fondamentale Vita di santa Macrina di Gregorio di Nissa e il sorprendente Commonitorio. Estratti di Vincenzo di Lérins (dal quale stavo estraendo il secondo «undici»).

Non ho finito con i monaci, anzi, non credo che finirò mai, anzi, ho appena cominciato. Mi sforzerò di leggere quello che c’è scritto senza travisarlo, seguirò di nota in nota tutto quello che mi riuscirà, ascolterò. Però sarei disonesto se non confessassi che quando leggo i «miei» monaci mi sento – anche? in fondo? sotto sotto? talvolta? – non molto diverso da quando leggo Il Signore degli Anelli.

Bella scoperta, si dirà.

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