E ivi residente

Dei tre voti del monachesimo medioevale (stabilità, conversione dei costumi e obbedienza) è la stabilità che mi ha sempre attratto di più, con le sue molte possibili interpretazioni, alcune delle quali sicuramente aliene allo spirito originale (che si riferisce alla permanenza del monaco nel suo monastero). Non è certo la prima volta che mi approprio indebitamente di concetti nati in un preciso contesto e con un preciso significato, ma qui non si tratta soltanto di conoscere un fenomeno storico, bensì di scovare anche qualche indicazione. E così, stabilità: stare per lo più nello stesso posto, negando quello che sarebbe l’istinto naturale ad andare, a girare, a esplorare.

Stabilità è anche sforzarsi di non cedere all’umore; frequentare un luogo, una persona, un’idea a lungo prima di dirne qualcosa; comportarsi in modo uniforme (uniformemente corretto, si spera…) – diventare parte dell’arredamento, per dirla con una battuta; non oscillare tra una decisione e l’altra (e nelle cose meno rilevanti scegliere in maniera duratura); disporre gli oggetti secondo un ordine; non annoiarsi; essere fedeli.

E anche: uscire sempre alla stessa ora (e provare un certo disagio se ciò non avviene); fare gli stessi percorsi; avere camicie di una sola tinta; non temere di essere prevedibili; mangiare sempre le stesse cose (tre); avere così tante abitudini da vergognarsene; rimettere sempre il cappuccio alla penna, magari allineando le scritte…

Una noia mortale, si dirà. E anche una grande arroganza, per certi versi. E il dubbio, poi, dove lo metti? E la curiosità? Sì, è vero, le contraddizioni grandinano. La stabilità però rimane uno strumento potente per tener desta la coscienza dei propri limiti, è l’antidoto al delirio cui può indurre la frustrazione o il molto più nobile entusiasmo e, per certi versi, è la migliore risposta proprio all’arroganza.
La stabilità, inoltre, regala quantità insospettabili di tempo e spalanca vaste regioni non meno interessanti di quelle cui si rinuncia. Non si va, fisicamente, da nessuna parte, ma al di là della finestra si apre un paesaggio sconfinato. Esattamente ciò che accade quando accendo questo computer.

4 commenti

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4 risposte a “E ivi residente

  1. alter

    Non avevo mai pensato a una cosa del genere. Non di questi tempi.

  2. d.

    La stabilità è un capolavoro di conoscenza dell’animo umano, che è fatto per grandi ideali e grandi libertà, ma poi ha bisogno di incarnarli (sì, proprio come Cristo stesso si è incarnato) nei gesti quotidiani, temprarli alla prova della noia, della fatica, della fedeltà. Perché come solo l’amore provato è vero amore, allo stesso modo solo una scelta confermata nel tempo può forgiare davvero l’anima. Lo stesso vale per altre condizioni di vita (tutta la vita con la stessa persona, non è una limitazione? oppure è un’opportunità, il solo mezzo per rendere efficace la nostra libertà, confermando ogni giorno le scelte fatte?). Inoltre la stabilità monastica ha un senso particolare nel rapporto con l’abate. Se l’abate nel monastero tiene il posto di Cristo, allora la stabilità significa credere davvero che la comunità ci sia data per il nostro bene. E ciò è vero quando accende in noi un fuoco spirituale, quando ci entusiasma e ci apre nuove dolcezze dello spirito, così come quando ci mette alla prova, ci fa sopportare ostacoli e contrarietà. Evidentemente nella sua misericordia Nostro Signore ha ritenuto che avessimo bisogno proprio di tali contrarietà, per smussare i nostri difetti, accrescere le nostre virtù e unire le nostre sofferenze a quelle da Lui subite sulla croce. Non a caso i peggiori monaci sono i sarabaiti…

    • MrPotts

      Grazie, d., per la tua riflessione, che richiama alcuni punti decisivi per comprendere la stabilità monastica (al di là delle mie divagazioni…)
      La lezione di questa virtù che trovo forse, oggi, meno valida, meno condivisibile, è l’accettazione senza discussione di ciò che è (dell’autorità, per fare un esempio). Qui, probabilmente, emerge il mio difetto di trascinare certi concetti al di fuori del loro ambiente naturale, ma, pur riconoscendo la forza della stabilità, mi è difficile non essere grato a chi ha seguito la strada opposta; e quindi ha esplorato, scoperto, messo in discussione.

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