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Scolastica e Benedetto

Siamo nel 547 (o nel 543, o forse nel 553). Come ogni anno Scolastica, monaca sin dalla primissima età, va a trovare il fratello Benedetto, venerabile abate di Montecassino. L’incontro ha luogo in una piccola proprietà dell’abbazia, non lontana dalla porta. Benedetto scende dalla collina e raggiunge la sorella, accompagnato da alcuni discepoli. La giornata, una splendida giornata di sereno, passa in «colloqui spirituali». Si fa sera e viene l’ora di mangiare. È tardi ormai, ma, mentre sono ancora a tavola, Scolastica, gravata da un presentimento, s’interrompe e supplica il fratello: «Ti prego, non lasciarmi questa notte, rimaniamo fino al mattino a parlare delle gioie della vita celeste».

Benedetto s’irrigidisce: «Quid est quod loqueris, soror? Che dici mai, sorella? Non posso assolutamente trattenermi fuori del monastero». Di fronte al rifiuto, Scolastica «pone sulla tavola le mani con le dita intrecciate e abbassa il capo tra le mani per invocare il Signore onnipotente». Improvvisamente scoppia un temporale. La pioggia è violentissima e comincia a scrosciare nello stesso istante in cui la monaca rialza il capo con gli occhi gonfi di lacrime. Benedetto è molto seccato: la Regola, la Regola che ha scritto lui, gl’impone di rientrare, ma non può; ed è anche turbato, per il gesto della sorella: cos’hai combinato, sorellina? Che Dio ti perdoni… «Vedi», gli risponde Scolastica, «io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed Egli mi ha esaudita. Ora esci, se puoi; lasciami pure e torna al monastero.»

Ma è impossibile uscire, e Benedetto è costretto a restare. Fratello e sorella passano la notte insieme, vegliando e «scambiandosi discorsi di vita spirituale». Al mattino si salutano e fanno ritorno ai rispettivi monasteri. Tre giorni dopo Benedetto ha una visione: sua sorella è morta. Manda alcuni confratelli a prelevare il corpo, «per deporlo nel sepolcro che egli aveva preparato per sé».

Tradizionalmente, la morte di Scolastica è stabilita il 10 febbraio. Benedetto muore il 21 marzo successivo, e le viene seppellito accanto. Il 6 febbraio 547 la Regola fu sconfitta dall’amore, di una donna: «Dato che, come dice Giovanni, Dio è amore, per giusto giudizio poté di più colei che amò di più».

(La storia è raccontata da Gregorio Magno, nel secondo libro dei suoi Dialoghi, al capitolo 33. Ho mescolato alcune delle molte traduzioni disponibili.)

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