Dice Rodolfo II-III, camaldolese (1180 ca.):
Segue infine [tra le virtù dei solitari] la meditazione silenziosa, quando si uniscono indissolubilmente queste due cose: la regola del tacere e la vigile occupazione del meditare; nessuna delle due senza l’altra basta alla salvezza. Il silenzio senza meditazione, infatti, è morte ed è come la sepoltura di un uomo vivo; la meditazione senza silenzio è inefficace ed è come l’agitarsi di un uomo ormai sepolto.
Libro della regola eremitica, 44, 1-2, in Privilegio d’amore. Fonti camaldolesi, testi normativi, testimonianze documentarie e letterarie a cura di C. Falchini, Edizioni Qiqajon-Comunità di Bose 2007, p. 302.