Come dicevo, la lettura di Sotto la guida del Vangelo, dedicato alla controversia tra Cluny e Cîteaux mi ha appassionato, e ora che l’ho praticamente terminata non so da dove cominciare, tante sono le cose interessanti e che mi hanno colpito. Vi dedicherò quindi una serie di appunti non ordinati, saltando da un punto all’altro.
L’argomento centrale della polemica, in estrema sintesi, è quale sia la «vera» forma di vita monastica, incorporato nel tema dell’osservanza alla Regola di Benedetto, che viene letta e riletta fino alle virgole (dice ad esempio Guglielmo di Malmesbury a proposito dei cisterciensi che «si attengono talmente alla Regola da ritenere di non doverne tralasciare nemmeno uno iota o un trattino»). Strumento di appoggio primario dei contendenti, nella interpretazione, sono ovviamente le Sacre Scritture: alla Bibbia, opportunamente citata, si può far dire tutto. La cosa non sorprende, certo, ma un conto è averne nozione in astratto, un altro discorso è vedere il fenomeno in atto in un corpus coerente e connesso di testi. Grazie all’accurato «Indice biblico» (a me è sempre piaciuta la variante «Indice scritturistico»), scopriamo che sono citati 33 dei 46 libri dell’Antico Testamento e ben 24 dei 27 testi del Nuovo Testamento. Le fonti extrabibliche, nel complesso, non sono molte: quelle classiche meritano un approfondimento a parte, mentre quelle monastiche sono davvero poche.
Di queste ultime, una è molto divertente. Si tratta della Vita di Odone, secondo, grande, abate di Cluny dal 927 al 942. A citarla è Pietro il Venerabile, successore di Odone, in una lettera ai priori e sottopriori cluniacensi, databile tra il 1144 e il 1156, cioè ben oltre il divampare della controversia e quando lo stesso Pietro ha da tempo avviato un tentativo di riforma del suo Ordine. È una specie di circolare diretta ai «quadri», nella quale Pietro torna su un argomento in apparenza marginale, cioè il cibo, e nello specifico la carne. Il tema è stato dibattuto fino alla nausea, Pietro si è anche già pronunciato chiaramente in materia, ma lui continua a ricevere segnalazioni («mi è stato riferito, e questo non da persone superficiali o da poco») di comportamenti reprensibili da parte dei confratelli. I monaci cluniacensi, gli hanno detto, «passano di luogo in luogo e, come uno sparviero o un avvoltoio, dove vedono il fumo delle cucine, dove con le loro narici sentono l’odore della carne arrosto o cotta, rapidamente volano là». E poiché sta parlando ai suoi tira fuori Odone, «il primo padre dell’ordine cluniacense», il quale era per così dire intervenuto sulla questione con questa storia.
Un giorno, di buon mattino, un monaco era andato dai suoi parenti e aveva preteso un buon pasto. Ma non è ora di pranzo, gli obiettano, e lui irritato: Che diamine, ho cavalcato tutta la notte, per obbedire a un comando, e ora volete che digiuni? Di pronto c’è del pesce, gli rispondono, e lui ancora più irritato, si guarda intorno, adocchia una gallina, la tramortisce con un colpo di bastone e sbotta: «Ecco, questa, questa oggi sarà il mio pesce!» I parenti azzardano un «ma, padre, ti è consentito mangiare carne?» È davvero troppo, bisogna metterli al loro posto, ignoranti che sono: «I volatili non sono carne», sentenzia il monaco. «Volatili e pesci, infatti, hanno la stessa origine e sono creati allo stesso modo, sicut noster hymnus continet.» In un attimo la gallina è sul fuoco, ma «quand’era già un buon tempo che la stavano arrostendo egli, impaziente, per lo stimolo della gola e come mosso dalla frenesia, si gettò sulla gallina, ne estrasse un boccone e se lo infilò in bocca. E subito, dopo averla masticata, provò a ingoiarla, ma non vi riuscì». Il boccone non va né su né giù, altri accorrono, grandi pacche sulla schiena e sul collo («pugnos tamen et cervicatas»), «ma non vi fu nulla da fare», e il monaco, senza nemmeno poter confessare i propri peccati, «in un istante morì».
Vedi cosa accade a mangiare carne quando non si deve…
Pietro il Venerabile, Lettera 161, in Sotto la guida del Vangelo. Cluny e Cîteaux: testi e storia di una controversia, a cura di Cecilia Falchini, Edizioni Qiqajon 2013, pp. 465-76; la Vita di Odone si può leggere in PL 133, l’episodio è raccontato in III, 4.