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Un pane e due pesciolini (courtesy of santa Chiara)

FontiClariane«Sono molti anni che p. Giovanni Boccali, con pazienza, umiltà e sapienza, raccoglie antiche memorie attorno alla figura di Chiara d’Assisi.» Questa frase apre – con notevole finezza direi – la presentazione che Marco Bartoli firma delle Fonti clariane, cioè del volume di «Documentazione antica su santa Chiara d’Assisi: scritti, biografie, testimonianze, testi liturgici e sermoni», a cura di Giovanni Boccali ofm, che le Edizioni Porziuncola hanno pubblicato l’anno scorso. Un volume eccezionale.

È una sensazione molto bella, e molto precisa, quella che si prova quando si ha in mano un libro che unisce a un argomento di proprio vivo interesse una forma elegante e sostanziosa: tutto è in ordine, disposto con chiarezza e distinzione, la promessa di sapere è limpida, il caos, o almeno una parte di esso, sembra vinto. In maniera più seria, lo dice anche il presentatore, che commenta: «Si tratta, come è evidente a chiunque lo prenda in mano, di un tesoro considerevole, con testi di natura, genere letterario e epoche di redazione differenti», e aggiunge in modo un po’ inatteso: «Come lo si può utilizzare?»

Per mia fortuna io mi ci posso buttare dentro, senza doveri né cautele. E così, nella pagina che apro a caso, «si parla di un segno di pesciolini e di un pane che le furono mandati da Dio». È uno degli «episodi singolari» che compaiono nella Leggenda tedesca di Chiara d’Assisi, di sr. Caterina Hofmann, volgarizzamento della «leggenda» ufficiale Admirabilis femina, attribuita a Tommaso da Celano.

Un giorno, a carnevale, «la cara santa volle che le sue sorelle fossero nutrite con qualcosa che le consolasse». Va in cucina a chiedere, ma la dispensiera la informa che non c’è niente, «né pane, né farina, né alcunché da mangiare», nix, nada. Ciò nonostante, dopo i Vespri, Chiara va in refettorio e apparecchia («e adornò le tovaglie come meglio poté con le sue stesse mani»); dopodiché, sotto gli occhi meravigliati delle consorelle si mette in ginocchio a pregare. Nell’istante in cui termina la sua preghiera bussano alla porta del convento: una «bellissima signora» consegna un cesto alla portinaia e le dice di portarlo subito alla santa, che lei sa.

«La beata santa Chiara aprì il cestello e vi trovò un pane e due pesciolini come aveva chiesto a nostro Signore.» Allegrezza, rendimento di grazie e distribuzione, e qui il fatto interessante: i pesciolini arrivano sulla tavola «arrostiti». Lo erano da prima? Si sono cotti nel trasporto? Chi può dirlo. Ah, va da sé che tutte le consorelle, nonostante si trattasse di due pesci e un pane, ne ebbero «una parte sufficiente e soddisfacente».

Mi si perdonerà la celia, non è altro che un omaggio a un volume davvero eccezionale, per il quale è doveroso essere grati a chi l’ha curato e a chi l’ha pubblicato.

Fonti clariane. Documentazione antica su santa Chiara d’Assisi: scritti, biografie, testimonianze, testi liturgici e sermoni, a cura di G. Boccali ofm, Edizioni Porziuncola 2013.

 

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