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«Per votare ci vuole la dispensa» (Reperti, 50: Franco Buffoni)

50. C’è un’aria di immediata e pressante concretezza nel «racconto in versi» che Franco Buffoni ha dedicato alla zia suora e che dà il titolo alla sua quinta raccolta poetica, apparsa la prima volta nel 1997 e di recente ripubblicata1. Suora carmelitana si apre infatti con una serie di dati perfettamente lisci e scorrevoli: indirizzo del convento («via Marcantonio Colonna»: al n° 30, per la precisione, a Milano), data di fondazione («è del trenta»: la consacrazione, celebrata dal cardinale Schuster, è dell’ottobre 1929), data di ingresso della monaca («è lì dal quarantasei»2), occasioni delle rarissime uscite (le elezioni del 1948 e i due referendum sul divorzio e sull’aborto, due ricoveri in ospedale: «Per votare ci vuole la dispensa. / E anche per l’ospedale»). Nulla di simbolico, dunque; mentre lo è, o comunque è significativo, quello che il poeta decide di evocare di una vicenda allungata nel tempo e scandita dal suo passaggio dall’infanzia all’età adulta: «Da bambino», «fino a undici anni», «da studente», «quando ero militare», «oggi».

Il tempo trascorre anche sul volto della religiosa, ma è come se al di là della grata fosse sospeso e il flusso inarrestabile della vita di chi sta «fuori», nel mondo, si confrontasse con l’immobile attesa di chi è «dentro» (e per il mondo prega), trovando nel parlatorio il luogo, questa volta sì, altamente simbolico, di tale singolare tangenza. E nel parlatorio ci sono la grata, appunto, e la ruota, le due aperture attraverso le quali lo scambio avviene, di parole e di piccoli oggetti – o anche di niente, di semplice presenza.

Riconosco che questo confronto di «tempi» è uno degli aspetti che alimentano maggiormente il mio interesse per le cose monastiche e mi piace immaginare, sulla scorta di queste brevi e pazientemente semplificate poesie, la serie di incontri tra il nipote e la zia, anno dopo anno, le brevi e distese conversazioni non aliene da questioni molto pratiche: le nuove arrivate («quasi tutte laureate»), il parallelismo tra vita militare e vita religiosa («ai superiori si doveva dare / obbedienza continua»), l’umidità degli edifici («è un convento moderno / non ha i muri spessi») – i versi di Suora carmelitana, tra l’altro, sono pieni di numeri: anni, misure, quantità, gradi: una continua immissione di dati oggettivi là dove – nel convento – il vero «dato» è, con ogni probabilità, incommensurabile.

Le suore sono in tutto una ventina,

Ventiquattro per la precisione erano prima

Della fondazione di un Carmelo nuovo.

Alcune sono state trasferite

E a Milano ora sono in diciassette

Le più vecchie.

Oggi sono in dodici3: eccolo, il tempo «di fuori», che passa anche «dentro». Ma forse no, perché nella poesia di Franco Buffoni sono ancora in diciassette, o magari ventiquattro, o addirittura…

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  1. Franco Buffoni, Suora carmelitana e altri racconti in versi (1997), Guanda 2019.
  2. Questo dato ci lascia immaginare che si tratti proprio dell’attuale priora, m. Manuela della Madre di Dio, entrata al Carmelo nel 1946, all’età di 19 anni.
  3. Lo erano nel 2015, come si apprende da questa intervista alla priora m. Manuela.

 

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