Entrate / Uscite (Schedine: Bonato; Cernuzio)

IntroduzioneMonachesimoVincenzo Bonato, Introduzione al monachesimo, Nerbini 2021. L’Introduzione che il monaco camaldolese, studioso di teologia monastica e docente di Spiritualità ha pubblicato nella meritoria collana di «Orizzonti monastici» va intesa proprio come propedeutica all’idea di un reale «ingresso» in un monastero. Il testo infatti è organizzato in forma di lettera a un giovane che si senta attratto da una scelta di vita tanto lineare, all’apparenza, quanto complessa e non priva di pericoli nella sua concretezza, e si propone di illustrarne le caratteristiche: a cosa si va incontro, cosa ci si può aspettare, quali ne sono i fondamenti, i momenti costitutivi e quale ne è il significato autentico. Può essere la professione monastica la risposta a quel vago bisogno di spiritualità – termine sempre più difficile da arginare – che si attribuisce a molti giovani? Oltre a un meditato riepilogo dei principali aspetti della scelta di vita consacrata, prevedibili, in fondo, e non nuovi per chi frequenta la letteratura monastica contemporanea, e a una breve rassegna dei suoi «strumenti» primari, l’autore pone spesso l’accento sul carattere personale della vicenda o, come si tende a dire oggi, sulla sua dimensione esperienziale. Senza tradire la propria tradizione (o anzi, appunto, tradendola etimologicamente), la forza di attrazione della vita monastica non può che venire da monaci e monache in carne e ossa che mostrano agli aspiranti il senso, e gli esiti, di una scelta attraverso la loro testimonianza, il loro stile di vita abbracciato, amato e condiviso. La risposta a quel bisogno, la risposta stessa alla chiamata, quindi non può essere un’elaborazione concettuale, si potrebbe quasi dire che prima ancora di manifestarsi pienamente nella fede («Non è mai facile capire se la fede c’è o non c’è») è un «incontro personale», con il Signore anzitutto (tramite la Scrittura), ma anche con un individuo, con una comunità di individui. Individui che, all’inizio, possono vestire i panni di educatori, formatori, direttori spirituali, di maestri (la nostalgia dei quali oggi forse va di pari passo con tutte le difficoltà e anche le storture che possono sorgere da questo tipo di rapporti). Ecco allora che «il monastero presenta il vantaggio di offrirsi come luogo di vita e d’esperienza, in continuità. Perdura nel tempo, perché è animato da persone sagge, miti, sapienti più che dotte, pacificate nel cuore. Non è un luogo dove vengono elaborate teorie astratte, ma dove si manifesta un particolare stile di vita. Nella comunità monastica, lo stile di vita vale più di qualsiasi offerta culturale o catechetica».

VeloDelSilenzioQueste parole, cui anche il non credente presta ascolto e rispetto, risuonano ancora quando si chiude l’ultima pagina del libro di Salvatore Cernuzio, Il velo del silenzio. Abusi, violenze, frustrazioni nella vita religiosa femminile, San Paolo 2021. Di questa materia può parlare solo chi ne ha esperienza diretta, in quanto vittima, testimone o esperto a vario titolo, quindi mi limito ad annotare che questo libro esiste e raccoglie undici testimonianze anonime di religiose (lo specifico femminile è cruciale) che hanno sofferto di abusi, principalmente, salvo un caso, di potere e di coscienza, e hanno lasciato le comunità in cui avevano scelto di consacrare la loro esistenza. Le testimonianze sono accompagnate da un «dispiegamento di forze» assai eloquente: una prefazione di Nathalie Becquart, saveriana, sottosegretaria del Sinodo dei Vescovi («Dobbiamo ascoltarle [queste testimonianze], sentirle e prendere coscienza che la vita consacrata nella sua diversità, come altre realtà ecclesiali, può generare sia il meglio che il peggio»), un’introduzione del gesuita Giovanni Cucci, che all’argomento aveva dedicato un importante articolo su «La Civiltà Cattolica» nel settembre 2020 («Va lodato e incoraggiato chi ha deciso, non senza sofferenze e resistenze, di rompere il muro del silenzio, che è di fatto il canale privilegiato di diffusione del male»), un’intervista allo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi («Direi che nelle congregazioni maschili può prevalere una forma di individualismo controvocazionale, dove il conflitto è celato dal rispetto tacito dei reciproci spazi; in quelle femminili è più probabile che si nascondano forme sommerse di sofferenza e solitudini atroci in apparenti comunità attive») e un intervento del canonista Giorgio Giovanelli sugli aspetti teologici e giuridici dell’obbedienza («Se tutti i cristiani sono tenuti all’obbedienza alla Parola di Dio, l’obbedienza del religioso passa attraverso precise mediazioni umane»).

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Una risposta a “Entrate / Uscite (Schedine: Bonato; Cernuzio)

  1. Historia Ordinis

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