Dice Isacco di Ninive, nella seconda metà del VII secolo:
In questo tempo in cui siamo privati del mondo e dell’assiduità con esso, sii per noi, Signore nostro, un consolatore, e non allontanarci dal tuo amore. Il nostro cuore è colmo di afflizioni e noi siamo sempre nella tristezza: rendici degni, Signore nostro, della tua consolazione che è più tenace dell’afflizione. Noi siamo colmi di pianto ed esso è per noi sempre amaro: rallegra, mio Signore, la nostra tristezza e da’ refrigerio al nostro cuore in fiamme.
Ansietà e sofferenza ci circondano di notte e di giorno: da’ refrigerio, Signore nostro, segretamente, alla fiamma dei nostri cuori. In nessun luogo c’è per noi una speranza capace di consolare il nostro dolore: accosta il tuo dito, refrigerio di ogni cosa, al pianto nascosto che è nel nostro cuore.
♦ Isacco di Ninive, Discorso X, 25-27, in Discorsi ascetici. Terza collezione, a cura di S. Chialà, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, 2004, pp. 148-49.