Bernardo odontoiatra

«I tuoi denti sono come un gregge di pecore tosate», dice il Cantico tessendo le lodi della bellezza della sposa, e Bernardo di Chiaravalle approfitta del versetto (4, 2) per predicare uno dei suoi Sermoni diversi più memorabili: il numero 93 della serie tradizionale, intitolato alle Caratteristiche dei denti1, che ho letto mentre verificavo il testo dal sermone XII che ho citato poco tempo fa. Quello dei Diversi è il Bernardo abate, «il padre spirituale di una comunità di monaci, che parla loro a viva voce, in un modo diverso da quello che usa quando si rivolge per iscritto a tutta la Chiesa del suo tempo» (Jean Leclercq), è il Bernardo che gioca con le parole e le immagini per tenere desta l’attenzione di una famiglia monastica non dottissima e facile alla distrazione, è il Bernardo chiaro e conciso, ed efficace, disinvolto e quotidiano: ascoltando questi sermoni, come diceva un suo segretario, si può quasi sentire il «sapore della sua saliva». È un Bernardo straordinariamente vivo e presente.

I denti, dunque, che il Cantico paragona a un gregge tosato e le caratteristiche dei quali Bernardo passa in rassegna: bianchi e duri, non sopportano che qualcosa s’infili tra di loro; coperti e nascosti dalle labbra, sminuzzano il cibo senza trarne gusto; non si consumano e sono ordinati, mobili quelli di sotto, fissi quelli di sopra.

E che cosa sono in fondo i denti se non una perfetta immagine dei monaci?

Bianchi, infatti, come i confratelli cisterciensi, che si tengono lontani dalle sporcizie del mondo; forti e duri, perché tutto accettano e dimenticano la carne e le sue esigenze; «non sopportano che alcunché di estraneo rimanga in mezzo a loro, perché ritengono intollerabile ogni minima offesa, sia tra di loro che nella coscienza dei singoli»2. «Non c’è male peggiore del mal di denti», prosegue Bernardo, perché la mormorazione è la vera sventura di una comunità; come i denti dalle labbra, anche i monaci sono nascosti dai muri del monastero, «per non esser esposti alla vista e alla frequentazione della gente del mondo»; i monaci «masticano» tutto il giorno, cioè pregano per la Chiesa intera, senza attribuirsene alcun «gusto», cioè alcun merito; non si consumano, «perché quanto più invecchiano tanto più aumenta il loro fervore»; sono ordinati, come ordinato è il monastero, dove ogni cosa è al suo posto e ogni attività è regolata «secondo numero, misura e peso». Ci sono infine monaci che stanno sopra, i superiori, e restano fermi, e monaci che stanno sotto.

E quanto è giusto il paragone tra i monaci e le pecore tosate? Pensateci, non avanzano forse i monaci nel mondo, completamente rasati, cioè privi di alcunché di loro proprietà?

Una delle caratteristiche della grandezza di Bernardo predicatore è qui perfettamente esemplificata: non sarà più possibile scordare questo paragone e il suo significato edificante. E devo dire che nemmeno mi dispiace pensare di avere in bocca una comunità di cisterciensi seduta in capitolo…

______

  1. Bernardo di Chiaravalle, Sermone XCIII. Caratteristiche dei denti, in Sermoni diversi e vari, introduzione di J. Leclercq, traduzione e note di D. Pezzini («Opere di San Bernardo» IV), Città Nuova 2000, pp. 506-509.
  2. Qui Bernardo si lascia andare a un commento diretto, che per un istante ci trasporta sugli stalli di una sala capitolare: «Da qui deriva quella vostra importunità così opportuna con la quale così spesso mi tormentate, e molte volte, anche quando non è necessario, consacrando a questa operazione molta parte del giorno».

 

2 commenti

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2 risposte a “Bernardo odontoiatra

  1. direi che la grandezza di Bernardo (almeno dal punto di vista della letteratura) sta proprio in questa sua capacità di seguire il pubblico che ha davanti, caratteristica non certo da poco!

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