Dice Martin Lutero, o.s.a., nel 1530:
Sant’Antonio, a quanto sembra, era un grande santo. Viveva in una foresta, lontano dalla gente, non beveva, né mangiava come gli altri uomini, trascorreva tutto il giorno in preghiera e conduceva una vita rigorosa e santa. Un giorno pregò in una visione il nostro Signore Dio che lo informasse circa la sua santità: egli pensava che in cielo gli spettasse una sedia accanto a san Pietro. A questo punto sentì una voce dal cielo che gli disse ch’egli era devoto e buono come un conciapelli o un ciabattino in Alessandria. Questo è davvero un buon esempio: Antonio, che viveva nel deserto, si mortificava e faceva penitenza ed era più santo di qualunque altro uomo sulla terra, davanti al giudizio (di Dio) non faceva una figura migliore di un povero ciabattino di cui non si accorge nessuno. E allora uno può dire giustamente: se da una vita così dura non ho niente di più, si faccia monaco il diavolo, non io!
Lutero, Sermone su Giovanni 21, 1530; citato in Peter Gemeinhardt, Antonio. Il monaco che visse nel deserto, il Mulino 2015, pp. 164-65.