Dice dom Mauro Giuseppe Lepori, Abate generale OCist, nel marzo 2013:
Confesso che sovente, vedendo come le comunità e i singoli monaci e monache vivono la vocazione, ovunque nel mondo, provo un certo sconforto; non tanto perché siamo tutti pieni di difetti e di fragilità, io per primo, ma perché mi sembra che manchi un desiderio di pienezza di vita. Incontro monaci e monache, a volte anche giovani, che sembra non vivano che per il proprio comodo, la propria carriera, la propria indipendenza nel fare quel che vogliono, o anche per i soldi, per possedere oggetti e beni privati. […] Allora, all’abate generale, o a chi per esso, si presentano solo rivendicazioni, lamenti e critiche, non desideri di vita. Si vorrebbe che l’abate generale facesse il poliziotto per mettere ordine, oppure facesse il banchiere che porta soldi, o lo psicologo che guarisce i problemi relazionali e personali, o l’avvocato che fa giustizia nelle liti di interessi e poteri mondani. Non gli si chiede aiuto ad appartenere all’opera di Dio, non gli si chiede un aiuto e una compagnia nel «credere a Colui che il Padre ha mandato».
Dom Mauro Giuseppe Lepori, Abate generale OCist, La via della vita alla luce della testimonianza di Benedetto XVI, meditazione quaresimale 3 marzo 2013, in «Vita Nostra» III (2013), 5, pp. 12-19.