Ai piedi del Cristo della spettacolare Crocifissione con i santi del Beato Angelico, a destra di chi osserva, è schierata una bella squadretta. L’affresco, databile tra 1440 e 1442, occupa una delle pareti della sala capitolare del Convento di San Marco a Firenze, e se a sinistra svolge una consueta iconografia legata al tema, alla città e alla committenza, sulla destra presenta appunto undici santi che, escludendone giusto un paio, rappresentano la nazionale dei fondatori degli Ordini monastici.
Da sinistra verso destra abbiamo infatti: 1) san Domenico, inginocchiato, davanti a tutti perché è il fondatore dell’Ordine cui appartiene il convento; 2) sant’Agostino, in piedi sotto il ladrone, fondatore degli agostiniani; al suo fianco 3) sant’Alberto da Vercelli, legislatore dei carmelitani e in un certo senso loro fondatore; inginocchiato davanti a questi ultimi un magrissimo 4) san Girolamo, fondatore dei geronimiti; seguito da un dolcissimo 5) san Francesco e da 6) san Bernardo, padre dei cisterciensi (un dettaglio dei tre si può vedere qui e qui).
Dietro san Bernardo ci sono 7) san Benedetto e 8) san Romualdo, fondatore dei camaldolesi. In primo piano, inginocchiato e con una mano sul volto, c’è 9) san Giovanni Gualberto, padre dei vallombrosani. Completano la squadra un massiccio 10) san Tommaso d’Aquino e 11) san Pietro da Verona, martire, entrambi domenicani.
Tra i convocati c’è anche un grande assente: san Bruno, il fondatore dei certosini, ma all’epoca del dipinto non era stato ancora canonizzato, quindi niente.
Prima o poi andrò a guardarli bene da vicino, questi venerabili monaci, ma so già che il mio preferito resterà Romualdo, torvo, corrucciato e con la vena gonfia.