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Questo così piccolo fremito vitale (Dice il monaco, CVI)

Dice un monaco cisterciense del XII secolo, da alcuni identificato in Alchero di Clairvaux:

Non si trova fra le arti liberali quell’arte, superiore a tutte, mediante la quale trattenere il cuore, il quale è ciò che di più mobile e di più fuggevole vi sia. Instabile, infatti, per la sua mobilità naturale, rifiuta di star fermo in un dato punto: la sua vita è nel movimento, e il moto è per lui vita. Questo così piccolo fremito vitale nel cuore muove la massa dell’intero corpo umano: con quale arte lo si conterrà, perché mentre muove tutte le altre cose, lui tuttavia non si muova? Forse se si sospendesse al suo collo una mola d’asino non si muoverebbe più. E invece, si agiterebbe in misura ben maggiore con il fardello della mola! Bisognerà perciò agire in questo modo con lui: giri attorno alla terra e la percorra in lungo e in largo, per vedere se può trovare qualcuno più veloce e più mobile di lui. Se non avrà trovato sulla terra uno simile a sé, compia pure il giro del cielo, e attacchi al proprio carro le ruote dei carri di Dio. Che farà allora di fronte a coloro che camminano sulle ali dei venti? Forse potrà competere pure con essi. [… Ma] quando avrà visto la potenza del suo Creatore superare la propria in maniera così netta, si fermi e ripieghi le sue ali, trattenendo se stesso, e costringendosi a raccogliersi su di sé grazie alle briglie del confronto con l’agire divino non trasgredisca i propri limiti.

♦ Anonimo del XII secolo, La dimora interiore, 21, in: La sapienza del cuore. La coscienza al cuore della vita spirituale in alcuni testi monastici del XII secolo, a cura di R. Larini, Edizioni Qiqajon-Comunità di Bose 1997, pp. 167-68.

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