Tanto più care (Dice il monaco, CXXVIII)

Dice Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus:

Sembra che le reliquie dei santi non siano da venerare. Infatti: 1. Nulla dobbiamo fare che sia occasione derrore. Ma onorare le reliquie dei morti può somigliare allerrore dei gentili che praticavano il culto dei morti. Dunque non si devono onorare le reliquie dei santi. 2. È stolto venerare cose insensibili. Ma le reliquie dei santi sono cose inanimate. Dunque è stolto venerarle. 3. Un corpo morto è specificamente diverso dal corpo vivo e quindi non è numericamente identico. Dunque dopo la morte il corpo dei santi non può essere venerato.

In contrario nel De Ecclesiasticis Dogmatibus si legge: «Noi crediamo che si debbano venerare con tutta sincerità i corpi dei santi e principalmente le reliquie dei martiri, come membra di Cristo». Poi continua: «Se qualcuno vuol porsi contro questa dottrina, non è seguace di Cristo ma di Eunomio e di Vigilanzio».

Rispondo: S. Agostino scrive: «Se le vesti del padre, un anello o altre cose simili sono tanto più care ai posteri quanto più grande è il loro affetto verso i parenti, in nessun modo è da disprezzarsi il corpo che noi ci portiamo come più intimo e più unito di qualsiasi veste, quale elemento costitutivo della stessa nostra natura umana». Da questo risulta che se si ama una persona, si onora dopo la sua morte anche quello che rimane di lei, non solo il corpo o le parti del corpo, ma anche le cose esterne come le vesti e altri oggetti consimili.

♦ Tommaso d’Aquino, Se siano da venerare le reliquie dei santi, Somma teologica, p. III, q. XXV, a. 6.

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