Furentes et vagantes (Circoncellioni, pt. 2)

 (la prima parte è qui)

Pur essendo stato «sconfitto» dal volume di Remo Cacitti sui Circoncellioni, come dicevo, qualcosa sono riuscito a metterlo insieme.

  • Siamo intorno alla metà del IV secolo, nell’Africa romana, le vicende della cristianizzazione dell’impero si intrecciano con le trasformazioni economiche, politiche e sociali, e i C. – setta eretica di monaci o movimento anarco-insurrezionalista – si trovano in mezzo.
  • Sono uomini e vengono «dal basso». Secondo alcuni sono «lavoratori agricoli stagionali, che vagavano incessantemente alla ricerca di un’assunzione per i lavori di mietitura» (Saumagne), secondo altri sono invece raccoglitori di olive, il che spiegherebbe perché fossero muniti di lunghi bastoni (Tengström). Un aspetto che ha sollecitato l’interesse della storiografia marxista e una lettura in chiave di lotta di classe.
  • Le forme di «terrore sociale» per le quali sono noti vanno dalla cancellazione forzata dei debiti alla rivolta contro i proprietari, in un quadro generale di «sovvertimento del rapporto schiavo-padrone».
  • La maggior parte delle fonti su di loro (Ottato di Milevi e Agostino in testa) sono avverse e li collegano alla controversia antidonatista («Un’orda di schiavi e coloni fuggiti, dediti a ogni sorta di efferatezza e ignominia»).
  • La doppia natura, religiosa e politica, li espone alla repressione da parte romana. Una seconda «decimazione» operata dagli emissari dell’imperatore Costante conduce a quella che la storiografia chiama «epidemia suicidaria», connessa con il tema del martirio.
  • Sono poveri e continenti.
  • Sono «agonistici» (oggi forse si direbbe «antagonisti»), combattenti, in lotta contro il saeculum, e dispongono «di una propria arma, che Agostino ci attesta essere un bastone, da costoro chiamato Israel [terribiles fustes  Israeles vocare]».
  • Sono nomadi. Si aggirano intorno alle cellae, siano esse «stabilimenti agricoli» o luoghi di culto, e il «vagabondare di quella multitudo insana di sancti, imputata proprio di scardinare l’ordinamento della società contemporanea, sembra perseguire il progetto di un’anticipazione del giudizio finale, modellato sull’esempio biblico dell’anno giubilare, così come declinato dalla tradizione millenarista».
  • Martiri (santi) o suicidi (pazzi)? Sembra prevalere la pratica della precipitazione: si buttano da dirupi e burroni («ex altorum montium cacuminibus viles animas proicientes se praecipites dabant», Ottato), ma si annegano anche, o si buttano nel fuoco, o provocano a tal punto le milizie da essere uccisi per reazione. (La trattazione del tema del martirio e della sua tradizione nel cristianesimo africano è sicuramente una delle parti più interessanti e complesse del volume.)
  • Tra parentesi. Ho appreso del Rito del Refrigerio, trasformazione cristiana dei parentalia  romani. «H.I. Marrou ha esaminato un reperto proveniente dagli scavi di un grande monastero sito a occidente della città di Thamugadi…: si tratta di un sarcofago, posto in posizione privilegiata nella chiesa, sulla cui copertura è stato praticato un foro ad imbuto, esattamente perpendicolare alla bocca dello scheletro maschile ivi deposto, sulla cui imboccatura era stato fissato un colum atto evidentemente a filtrare le libagioni offerte.»
  • Vengono dichiarati folli (furentes), perché «ciò che si oppone alla religio presenta ineluttabilmente i caratteri della follia e della sovversione». Nondimeno, dal loro punto di vista, così difficile da scorgere, tutti i loro tratti potevano essere letti all’opposto: sono profeti, sono monaci, sono missionari, esprimono un puro radicalismo evangelico. «Se questa lettura delle fonti è corretta», scrive Cacitti, «allora giova rimarcare come al movimento dei C. potrebbe essere riconosciuto se non il primato, certo la precocità dell’introduzione del monachesimo in Occidente, in forme indubbiamente altre se non opposte a quelle del cenobitismo egiziaco, ma pur sempre riconoscibili nei loro fondamentali caratteri di rinunzia alle ricchezze, al potere e all’esercizio della sessualità. Né va peraltro dimenticato come il monaco si autocomprenda come l’autentico successore del martire, e il C., in un impero divenuto per editto cristiano, riassume icasticamente entrambe le figure.»
  • La loro fama, e il loro nome, durò a lungo, fino all’VIII, al IX secolo e oltre. Come il quidam clericus de circumcellionibus scorto da Carlo Magno in una certa basilica, o come i due demoni che irrompono in una cella del monastero dell’abate Guiberto di Nogent (inizi del XII) e aggrediscono un vecchio assopito che «svegliatosi di soprassalto, scorge il primo a capo scoperto, fulvo, con barba incolta e arricciata, il quale, “ut solent hujusmodi circumcelliones”, camminava a piedi nudi, sporchi di fango raggrumato negl’interstizi delle dita dei piedi, come se da poco l’avesse calpestato».

(2-fine)

Remo Cacitti, Furiosa turba. I fondamenti religiosi dell’eversione, della dissidenza politica e della contestazione ecclesiale dei Circoncellioni d’Africa, Edizioni Biblioteca Francescana 2006.

5 commenti

Archiviato in Le origini, Libri

5 risposte a “Furentes et vagantes (Circoncellioni, pt. 2)

  1. nicola

    Bellissimo articolo! Mi hanno sempre affascinato i circoncellioni..

  2. MrPotts

    Grazie Nicola. Sì, sono proprio dei tipi interessanti… E il libro di Cacitti è pieno di informazioni, e di sfumature, molte di più di quante sia riuscito a riassumerne.

  3. provo ad aggiungere una piccola curiosità: — durante il periodo delle polemiche donatiste e relative rivolte, la Chiesa di Roma, preoccupata per tali eventi, manda delle delegazioni di emissari in Africa, i quali imponevano agli eretici di “tradere”, ovvero consegnare gli scritti non in linea con le posizioni ufficiali.
    Coloro che accettavano l’imposizione erano perciò detti “traditores”, senza che questo termine avesse, in orogine, una connotazione negativa

    un caro saluto a tutti—-pirosc 57

    • MrPotts

      Bello! Grazie.

    • Alesandro

      @ piero57: sarei curioso di scoprire da quale fonte ha tratto la notizia, mi giunge proprio nuova
      @MrPotts: complimenti, lei ha capito del volume assai più di quanto creda. Aggiungerei l’importanza, dimostrata da Cacitti, della chiave di lettura giubilare per spiegare le “violenze” circoncellioniche.
      Buone feste a tutti
      a.r.

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