66. Tra gli inediti di Paolo Volponi resi disponibili dalla nuova edizione della sua opera poetica1 è emersa una poesia, databile al 1960, dedicata alla monacazione della sorella Maria Luisa. È un testo triste e non privo di rammarico per quella che Volponi vive come una definitiva separazione, se non addirittura come una «perdita». Non sente più la sorella, anche se sa che «laggiù, in fondo / dove tutto è più scuro / laggiù canta mia sorella, / la mia bianca sorella / ormai sorella di tutti»; non la vede più, anche se sa che è dietro quel muro «di mattoni sconnessi», fragile eppure impenetrabile, confusa in «quel povero branco di sventurate», di «dolci sciagurate» il cui fiato vitale dilegua nel canto. Il fratello è rimasto solo, in piedi davanti al recinto del monastero, e vede «soltanto / un albero, un tetto, / il muro di un giardino», guarda e cede al rimpianto:
Laggiù, in fondo
canta una sorella non più mia
io chiudo gli orecchi
perché vorrei sentire la sua voce.
67. Nei suoi «itinerari spagnoli»1, sulla strada da Barcellona a Soria, lo scrittore olandese Cees Nooteboom fa una tappa al «convento di Veruela», cioè al Real Monasterio de Santa María de Veruela, la più antica fondazione cistercense in Aragona. Il brano che ricava dalla visita può essere definito la tipica pagina di libro di viaggio di epoca pre-Internet: un po’ di descrizioni di ambienti, monumenti e sepolture – accurate, come oggi si verifica con facilità in rete; un po’ di informazioni sul monachesimo per contestualizzare – succinte, ma precise e ben dette; e le «impressioni» dello scrittore, che – siamo nel 1981 – gode della clamorosa possibilità di aggirarsi per il monastero in assoluta solitudine. E in queste impressioni ho riconosciuto un tratto assai familiare, sensazioni che ho provato molte volte. Ho riconosciuto l’effetto di «trasferimento» che si attiva al passaggio dall’esterno all’interno: «La macchina del tempo esiste davvero», scrive Nooteboom, «mi trovo in una capsula, protetto dalla morte e da ogni sventura, calato negli abissi del medioevo per sempre scomparso. Dove sono ora invece questo tipo di vita continua a esistere come in una coltura microbica del secolo ventesimo» (ecco, forse non direi «microbica»). E in particolare ho condiviso un sentimento preciso che deriva dal camminare in quello come in tutti i chiostri, se non in quella come in tutte le chiese:
Anche se si toglie a queste esperienze ciò a cui non si crede, resta pur sempre l’imponderabile, che altri in questo luogo credono e, soprattutto, hanno creduto.
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- Paolo Volponi, Poesie, a cura di E. Zinato, Einaudi 2024 (p. 439-40).
- Cees Nooteboom, Verso Santiago. Itinerari spagnoli, traduzione di L. Pignatti, Feltrinelli 1994 (ora Verso Santiago. Digressioni sulle strade di Spagna, Iperborea 2023). Il «reperto» in questione è alle pagine 14-19 dell’edizione Feltrinelli.
