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Chi controlla i controllori? (Voci, 36)

Vetus Disciplina Monastica Capitolo IV. I controllori

I controllori [circatores; circuitores] che, come prescrisse san Benedetto, devono ispezionare in determinate ore gli ambienti del monastero, notando le negligenze dei fratelli e le eventuali trasgressioni all’Ordine, sono scelti tra i più religiosi e ferventi di tutta la congregazione, affinché non denuncino maliziosamente alcuno per odio privato, né per privata amicizia, né, ad esempio, per il gusto di qualche scurrilità tacciano una inadempienza. Costoro si muovono ogni giorno dopo l’offerta della messa maggiore e di quella minore, e dopo cena, quando i fratelli si ristorano due volte, o dopo il pranzo, quando si ristorano una volta; partecipano all’ufficio dei defunti; si alzano spesso dalla mensa, durante la cena o il pranzo, ma non tutti, solo alcuni, quando sospettano di trovare  qualche negligenza nella cantina, o all’infermeria, o altrove vicino al refettorio, in modo che, nel caso, possano immediatamente riunirsi agli altri a fine pasto.

Sono soliti muoversi anche nell’intervallo di tempo che va dal suono della campanella fino al pranzo. Per consuetudine devono camminare religiosamente, sì da incutere paura in chi li vede e mostrare un chiaro esempio di comportamento. Devono procedere in modo silenzioso e severo, e non parlare mai con nessuno, né fare alcun segno, né buono né cattivo. Nel mentre, devono osservare con la massima diligenza e scoprire le offese e le negligenze. Quando trovano qualcuno che parla, devono ascoltare quanto possono mentre passano, affinché nessuno dei fratelli, come il cellerario o l’elemosiniere, o chiunque altro, si intrattenga con i servi di favole e cose inutili.

Questa deferenza deve essere da loro contenuta, sì che quando trovano due che conversano, posto che non vi siano né servi né laici, costoro possano rivolgersi a loro e dire che hanno il permesso di farlo, se è vero; ma se non lo è, debbano smettere. È consuetudine, infatti, che se trovano due fratelli che parlano, e che ne hanno avuto il permesso, uno di loro dica: Abbiamo il permesso di stare qui e di parlare. Dopodiché il controllore non deve denunciarli in capitolo. Ma se un controllore trova qualcuno che parla con un servo o con un laico, costui non deve giustificarsi in alcun modo, né fare alcunché, sia che ne abbia il premesso o no, né insorgere contro di lui.

Si noti anche che i controllori non devono mai andare in giro contemporaneamente, ma in modo tale che mentre uno esce dall’infermeria, l’altro vi entri poco dopo; e nello stesso modo si faccia riguardo agli altri ambienti e a tutti i luoghi in cui si vengano a trovare. Non devono mai uscire dal chiostro; coloro che sono stati comandati, tuttavia, possono talvolta sostare all’interno delle officine che sono collegate al chiostro, fermandosi sulla porta, dalla quale possano vedere ed essere visti, in modo da accorgersi di chi se ne va in giro.

I controllori vengono ascoltati con molta attenzione e riverenza in capitolo, poiché spetta soprattutto a loro di parlare, dopo che colui che presiede il capitolo abbia detto: «Parlate del vostro Ordine».

♦ Bernardo di Cluny, Ordo Cluniacensis, in d. Marquard Herrgott, Vetus Disciplina Monastica, Parigi 1776. [E mi auguro che la traduzione non contenga degli strafalcioni…]

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