(la prima parte è qui)
Come si diceva, abbiamo la risposta del medico e l’attacco dimostra la piena consapevolezza da parte del mittente del rango del destinatario: «Dopo aver esaminato la lettera di vostra sublimità, mi sono addolorato che un uomo tanto necessario alla Chiesa di Dio fosse violentemente afflitto da sofferenze fisiche… Quando giunsi a Cluny l’anno scorso, il vostro amore mi accolse con onore, senza che io meritassi nulla da voi, mi rese addirittura partecipe della vostra fraternità», ecc. ecc. Quindi, come vedete, non ho tardato a inviare alla vostra sublimità Bernardo, il latore della presente», mio amico e collaboratore, ampiamente preparato ad affrontare quello di cui mi dite. Se poi ci sarà bisogno, verrò anch’io.
«Per quanto riguarda la vostra cura, considerate questo: la flebotomia, a mio parere, dovrebbe essere rinviata finché la voce non cominci a tornare alla sua funzione precedente». Infatti il vostro problema risiede più nel catarro che nell’abbondanza di sangue, cosa che ho notato anche l’anno scorso. Ripetete pure il cauterio, senza temere che possa danneggiare la vostra vista. Circa il fatto che i vostri medici vi hanno convinto a usare rimedi umidi, ma che vi è sembrato più salutare usare rimedi secchi contro la materia umida della malattia, rispondo che non c’è contraddizione, per quanto possa sembrare. Infatti alcuni rimedi, potenzialmente secchi, sono effettivamente umidi, in quanto più chiaramente inumidiscono e leniscono. Anche i testi lo confermano. La mirra, ad esempio, come è affermato nel Libro dei Gradi, è secca, onde asciuga anche gli umori putridi, ma fa bene anche all’irritazione dei canali polmonari e delle palpebre. E ciò fa in virtù della sua viscosità e gommosità. «Riguardo a bagni e stufe, a suffumigi e fomenti al petto, a pillole da tenere sotto la lingua, a pillole per il catarro a base di balsamato paolino, a gargarismi e simili, ne ho discusso a sufficienza con il nostro Bernardo, che, se piace alla vostra reverenza e bontà, non tardate a rimandare a noi il più presto possibile.» Sono stato rassicurato dal suo resoconto sulla vostra condizione e se c’è qualcosa da modificare, me ne occuperò senz’altro.
La chiusa è finissima: «Valete, che possiate stare bene per la misericordia di Dio e per i rimedi che vi sono stati prescritti» – cioè lo sappiamo entrambi che la salute è un dono di Dio, però voi intanto fate quello che vi è stato detto…
(2-fine)
♦ Ho ricavato tutto questo da una memoria di Henri Quentin, osb, Une correspondance medicale de Pierre le Venerable avec Magister Bartholomeus, raccolta nella Miscellanea Francesco Ehrle: Scritti di storia e paleografia pubblicati sotto gli auspici di S. S. Pio XI in occasione dell’ottantesimo natalizio dell’e.mo cardinale Francesco Ehrle, vol. I, per la storia della teologia e della filosofia, Biblioteca Apostolica Vaticana 1924, pp. 80-86.
