Da cento anni in qua il Monasterio non è più chiamato Caravalle, ma Chiaravalle, essendo fatto raro di fabbriche, d’entrate, e rarite le sostanze, e però è fatto chiaro e Chiaravalle; sono deteriorate l’entrate, e migliorato l’aria, e fatta più chiara, e per[ci]ò le Cicogne, solite a nidificare in questo Monasterio, si sono levate, se bene si adducono altre ragioni, e sono queste. Mentre Attila flagello di Dio assediava la Città di Aquileia, e Ezzelino s’accingeva alla rovina d’un ben munito e forte Palazzo, le Cicogne, che facevano il nido in durevoli e alti luoghi delle fabbriche, trassero i nidi e l’ova in sicuro, abbandonando i luoghi che presto dovevano rovinare. Le Cicogne, dunque, che sicuramente nidificavano sopra a campanili, a camini e altri luoghi eminenti del Monasterio di Chiaravalle fino a 20 nidi, si partirno di questo luogo l’anno 1574, prevedendo la gran Peste che venne nello Stato di Milano e in altre Città d’Italia l’anno 1575, e la perpetuità [dell’abbaziato] che doveva essere introdotta nella nostra Congregazione l’anno 1580 d’alcuni Abbati che non ebbero grazia di morir contenti.
Usa per arma e per insegna il Monasterio di Chiaravalle questo pietoso uccello, il quale vedendo il padre e la madre vecchi e spennati li colloca nel proprio nido, li porta il cibo e si spiuma per coprire le nudità dei genitori; così i Monaci di Chiaravalle, per esser caritativi verso i poveri e afflitti, come di sopra abbiamo detto, usavano per insegna questo uccello che nidificava nel Monasterio in tanta quantità che si sono veduti 20 nidi; per ogni nido era cinque ovi, di modo tale che quando si volevano partire, si vedeva nell’aria tanta quantità di Cicogne che non si poteva vedere il Sole, e facevano a modo d’una mostra, con gran piacere delli monaci, che vedevano nell’aria tanta quantità di Cicogne scherzare e fare la loro rassegna prima che partissero, che era intorno alla festa di S. Lorenzo del mese d’Agosto, e venivano a mezzo al mese di Febraro, ma né a venire, né a partirsi vedevano mai, perché vengono e partono di notte.
Usa ancora il Monasterio questo uccello per arma perché solevano i Regi portarla nelli scettri, per insegnare la misericordia e pietà a quelli che reggono e hanno il modo di sovvenire ai miseri. Però gli Abbati nelli Bastoni Pastorali nel risorto solevano mettere un capo di Cicogne, come nelle pitture antiche si vedeva, per denotare la pietà paterna, volendo dire Abbate, Padre, In quo clamamus Abba Pater, dice l’Apostolo.
Il Monasterio di Chiaravalle usa ancora questo uccello per insegna per un miracolo occorso al tempo di Filippo Maria Visconte Duca di Milano e di D. Antonio Fontana Abbate di questo Monasterio, raccontato da me nel 3° libro dell’Historia della famiglia Rusca, stampato in Venezia l’anno 1610.
Voleva Filippo Maria Visconte Duca di Milano l’anno 1386 gettare i fondamenti grandi per fabbricarle sopra una sontuosissima e grandissima Chiesa, siccome la voleva dedicare alla maggior Vergine, alla maggior madre e donna che fosse e sia per esser mai, così voleva che la macchina fosse la maggiore di grandezza, di bellezza, che fosse non solo nella Città, ma fuori per molte e molte miglia. E per darle principio con quella maestà che si richiedeva a sì gran fabbrica, che a sì gran donna voleva erigere, volse ancora che un gran Clero si ritrovasse per mettere la prima pietra nelli fondamenti. Per[ci]ò invitò tutto il Clero della gran Diocesi, tanto secolare quanto regolare, e per tale effetto mandò a Chiaravalle suoi nunzii a invitare l’Abbate con suoi monaci. L’Abbate, sentendo che il Duca voleva fare opera sì celebre ad onore della Beata Vergine Maria madre di Dio, rallegrandosi, rispose a quelli che l’invitavano che non solo sarebbe andato con i monaci, ma con le Cicogne, per onorare sì grande e pietosa opera. Pensarono i nunzii del Duca che l’Abbate avesse detto d’andare a Milano con le Cicogne fosse una esagerazione e una iperbole della pronta volontà dell’Abbate di compiacere al Duca. Ma quando videro l’effetto, restarono stupiti. Perché partì l’Abbate dal Monasterio con i monaci e le Cicogne sorvolando a due a due, sopra al capo delli monaci combinati, per Milano, così andando con tanta meraviglia del popolo Milanese quanto credere si possa, non essendo più veduta né sentita una simile cosa, e però anco per questo per arma fu preso la Cicogna e coronata di corona d’oro in segno di vittoria, perché le Cicogne sono vittoriose delli serpi, e i monaci di quel serpe attossicato, del quale parla Giobbe nel capitolo 26 [«Al suo soffio si rasserenano i cieli, la sua mano trafigge il serpente tortuoso»], che è il Demonio, col quale sempre hanno di combattere e riportarne vittoria, come la Cicogna del Serpe, per esser poi da Dio coronati là su in Cielo.
♦ Roberto Rusca, Breve descrittione del Monasterio di S. Ambrogio Maggiore di Milano; et sua Chiesa de Cisterciensi Monaci. L’origine della Congregatione Cisterciense di Lombardia, con la descrittione del Monasterio di Chiaravalle di Milano, in Bergamo, per Pietro Ventura, 1620, pp. 29-31 (con qualche normalizzazione ortografica).

Grazie!!! Che sincronicità… l’altro ieri sono diventata nonna! 🙂
Felicitazioni, e tanti auguri!